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Tim vende a Kkr la rete operativa e sembrano tutti d’accordo: Meloni, Salvini, Schlein e Conte

by Carlo Maria Persano
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Tim

Roma, 11 nov – Sembra la stessa scarsa informazione di quando il governo Draghi diede 9 miliardi alle aziende dei Benetton per ricomprarsi qualcosa che era già suo, la rete autostradale. Perché lo fece? Poteva farlo? Oggi la stessa scarsità di informazioni la si ritrova in questa operazione dove Tim dice di aver approvato la cessione di tutta la sua rete operativa a un fondo americano. Perché lo sta facendo? Lo può fare?

Cosa vuol dire cedere la rete operativa per la Tim

Le società di telecomunicazione sono formate da due divisioni “verticalmente integrate”. Una divisione è rappresentata dal gestore di rete, ovvero da chi costruisce e provvede alle manutenzioni delle reti. L’altra divisione è rappresentata dal fornitore di servizi, ovvero da chi agisce commercialmente sul mercato per vendere il servizio agli utenti.Fino a ieri Tim possedeva entrambe le divisioni, da domani invece dovrebbe acquistare da Kkr l’utilizzo della rete e Tim diventerebbe l’unico operatore europeo a non possedere una rete propria.

Come sopravviverà Tim

La vendita della rete e il conseguente costo per l’utilizzo della rete di Kkr diminuirà il margine di guadagno di Tim, che finirà nelle tasche di Kkr per “almeno 2 miliardi/anno”. Oggi tale margine è di 2,3 miliardi/anno e quindi il prossimo margine praticamente sparirebbe. Rimarrebbe in piedi quello della Tim Brasile, chissà per quanto?

C’erano alternative alla cessione della rete?

Tim deve coprire debiti accumulati per oltre 30 miliardi e riceverà dalla cessione a Kkr 21 miliardi. Avrebbe potuto chiedere agli azionisti la sottoscrizione di un aumento di capitale per una cifra analoga per pagare una parte dei debiti, ma questa operazione è sempre stata bloccata senza che si siano mai capiti i motivi.

Chi sono i proprietari di Tim

Vivendi (francesi) al 23,75%, Cdp (Stato italiano) al 9,81%, Telecom al 0,69%. Poi alcuni investitori italiani (fondi) con il 3,75% e investitori stranieri con il 44,20%. Altri non precisati posseggono il 17,80%. Da come si vede, la Tim era già diventata di proprietà straniera grazie a tutti i governi precedenti.

Poteva essere venduta la rete operativa?

Gli unici che si oppongono alla vendita sono i francesi di Vivendi, lamentando una futura drastica diminuzione degli utili a favore di Kkr. La decisione però è stata presa dal consiglio di amministrazione, mentre Vivendi afferma che, per statuto societario, poteva essere presa solo dall’assemblea dei soci, ovvero dalla maggioranza dei soci. Ci sarà una battaglia legale. Da notare che il governo Meloni, tramite il ministro Giorgetti, è stato parte attiva dell’operazione in società con Kkr. Dicono che allo Stato italiano dovrebbe rimanere il 20% della nuova società che gestirà le reti e venderà quel prodotto alla Tim.

Chi garantisce che verranno rispettati gli accordi?

Se l’operazione non verrà invalidata dai movimenti di Vivendi, restano comunque dei dubbi sul futuro delle comunicazioni italiane. Chi garantisce che il contratto di fornitura di rete tra Kkr e Tim non sarà soggetto a prezzi folli? Chi garantisce che la quota dello Stato italiano non verrà diluita con degli aumenti di capitale? Chi garantisce che gli italiani non si dovranno inginocchiare a qualcuno per ricevere un servizio di comunicazione strategico per le sue aziende, oltre che necessario alle sue famiglie? Chi garantisce che le nostre comunicazioni non verranno ascoltate da terzi? Vi immaginate le comunicazioni commerciali per una trattativa riferite ai concorrenti? E per quelle scientifiche? E per quelle militari? Nessuno dei media del “regime” si fa queste domande e, ovviamente, nessuno ne risponderà.

Come per le autostrade si sente un silenzio complice

Meloni, Giorgetti, Schlein, Conte, Fratoianni, etc. Nessuno fiata. Saranno tutti d’accordo?

Carlo Maria Persano

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