Roma, 9 lug — Orlando Merenda non si è suicidato perché «vittima di bullismo omofobo» come sbandierato e ululato dai soliti intellettualoni e codazzo annesso di giornali mainstream. La frase «Il problema delle menti chiuse è che hanno la bocca aperta» riferita agli omofobi e pubblicata sul suo profilo social era lo sfogo per qualche sfottò di troppo, non la chiave del tragico gesto compiuto dal ragazzo.
Orlando Merenda, si indaga sulla prostituzione minorile
Orlando Merenda, 18enne da appena un mese, si è gettato sotto il treno nel tratto di ferrovia tra Torino e Moncalieri perché qualcuno stava approfittando di lui da tempo: la svolta delle indagini della Procura di Torino, basandosi su nuovi indizi e confidenze ad amici e parenti, porta alla pista del giro di prostituzione minorile. Forse vi era caduto con l’inganno, forse tramite coercizione. Un contesto, sul quale stanno indagando il pm Alessandra Barbera e della polizia, in cui il ragazzo, forse, stava subendo un ricatto dal quale non sapeva come uscire.
Le testimonianze
A suffragio di questa teoria, come detto, emergono le testimonianze riferite da alcuni amici e l’analisi delle chat ritrovate nel cellulare del giovane suicida. «Nelle ultime settimane mi aveva detto che aveva paura di un paio di persone», aveva raccontato il padre a La Stampa.
«Mi aveva raccontato di essere stato minacciato, ma non aveva aggiunto altro. Forse per timore. Gli avevo chiesto chi fossero. Gli avevo proposto di incontrarli con lui, di avere un confronto. Ma Orlando minimizzava. Diceva che non era il caso. Gli avevo anche chiesto se dovesse dei soldi a qualcuno», prosegue. «Di spiegarmi quale fosse il problema, che l’avremmo affrontato insieme. Però i suoi atteggiamenti non sembravano allarmanti e così gli avevo consigliato di pensare alle vacanze». In quei giorni Orlando Merenda era in partenza per la Calabria, sua regione di provenienza. Non vi ha mai fatto ritorno.
Cristina Gauri