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Sospesa da lavoro perché senza vaccino: ora il giudice condanna l’azienda

by Alessandro Della Guglia
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Roma, 30 nov – Era stata sospesa dall’azienda perché senza vaccino contro il Covid, dunque priva di green pass, ma ora il giudice le ha dato ragione ribaltando tutto: multata la società. E’ la storia a lieto fine per una donna rimasta a lungo senza stipendio e che adesso si è vista riconoscere le proprie ragioni. Il Tribunale del Lavoro dell’Aquila ha accolto il suo ricorso, non solo multando l’azienda, ma condannandola anche al pagametro della retribuzione dovuta. E’ quanto riportato da Il Giorno.

Sospesa perché senza vaccino: la sentenza che condanna l’azienda

Breve ricostruzione della vicenda. Un’azienda di pulizie “con la presupposizione di valenza di una circolare emessa dall’Asl01 L’Aquila-Avezzano-Sulmona”, aveva esteso l’obbligo vaccinale ai propri dipendenti che lavoravano nell’ospedale San Salvatore dell’Aquila. Di conseguenza ai lavoratori era stato imposto l'”obbligo di esibizione del green pass prima di prendere servizio”. Una decisione che aveva così “determinato la sospensione della lavoratrice, dirigente provinciale Ugl L’Aquila, che contestava immediatamente tale  comportamento”.

Ora, sempre come rivelato da Il Giorno, il giudice del Lavoro Giulio Cruciani ha recepito il ricorso presentato dal sindacato Ugl, stabilendo che la sospensione nei confronti della donna era illegittima. Il giudice ha di conseguenza sanzionato l’azienda al pagamento di 2.500 euro. Questo perché, come si legge nella premessa del giudice,”verrà valutata non la legittimità dell’obbligo vaccinale anti Sars-CoV-2, bensì la legittimità della sospensione dal lavoro per assenza della vaccinazione obbligatoria per alcune categorie di lavoratori o di una certa fascia di età, questo essendo il tema del decidere nel presente giudizio”. Lo stesso giudice aggiunge poi “che deve respingersi con forza la tesi” dell’azienda in questione “secondo la quale un lavoratore può essere sospeso dal lavoro senza che il datore gli comunichi alcunché.

Alessandro Della Guglia

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