Roma, 26 ago – Un orrore indicibile continua a emergere dalle cavità di una terra martoriata e vilipesa. Là dove gli italiani furono uccisi senza pietà, nel modo più atroce. Un’altra foiba scoperta, da dove sono stati recuperati dagli speleologi i resti di circa 250 vittime dell’età media di vent’anni. Come rivelato dall’Unione degli Istriani, che ha pubblicato su Facebook una serie di foto a riguardo, il ritrovamento è avvenuto in una cavità naturale nella zona del Kocevski Rog, in Slovenia. Agghiaccianti i particolari emersi dall’analisi antropologica preliminare che ha ordinato la Commissione dello Stato per l’individuazione delle fosse comuni: tra i morti vi sarebbero 5 donne e oltre un centiaio di adolescenti di età compresa tra i 15 e i 17 anni.
La cavità dell’orrore
“L’abisso in questione si trova nell’area tra Veliki Rog e Stari žag, nelle immediate vicinanze di un vecchio ospedale partigiano, e i resti sono stati trovati alla profondità di 14 metri”, ha detto Kosir. Stando a quanto riferito dall’archeologo, oltre ai resti delle vittime sono stati rinvenuti vari oggetti personali: cucchiai, pettini, specchi, un rosario, immagini sacre e circa 400 bottoni. Inoltre nella voragine e lungo i bordi esterni “è stata trovata una grande quantità di munizioni, prova questa che le esecuzioni furono eseguite sul posto”. In base a quanto accertato dalle analisi delle ferite in entrata e in uscita trovate sui teschi, sembra che le vittime siano state colpite dai partigiani titini con fucili automatici. Zdravko Bučar, presidente del club degli speleologi, ha poi spiegato che lo scavo all’interno della cavità è stato autorizzato alla fine dello scorso maggio e la prima discesa è stata effettuata all’inizio di luglio. Per recuperare i resti delle vittime gli speleologi sono scesi nell’abisso ben 68 volte, effettuando complessivamente 91 sollevamenti con 137 carichi.
Gli assassini titini
Chi è stato esattamente a uccidere queste persone, in gran parte come appurato ragazzini tra i 15 e i 17 anni? “I resti dei corpi erano coperti di rocce e detriti, tuttavia la squadra di scavo ha anche trovato dei corpi sopra di questi, e per questo sospettiamo che questi fossero prigionieri incaricati di coprire il baratro, ma in seguito furono liquidati anche loro e fatti precipitare all’interno”, ha dichiarato alla stampa Uros Košir, archeologo coordinatore dell’operazione di recupero, stando a quanto riportato dall’Unione degl Istriani.
Pavel Jamnik, responsabile delle indagini di polizia, “ha dichiarato invece che incrociando dati e testimonianze sull’attività partigiana in quella zona, la responsabilità dell’eccidio è da attribuire all’OZNA, la polizia segreta jugoslava, e in particolare al suo braccio ‘operativo’, il KNOJ (Korpus narodne obrambe Jugoslavije), ovvero il Corpo di difesa popolare della Jugoslavia, costituito da partigiani ed incaricato della sicurezza interna dei territori ‘liberati’ durante la seconda guerra mondiale in Jugoslavia e in seguito il territorio della Jugoslavia comunista”, riporta sempre l’Unione degli Istriani.
Alessandro Della Guglia
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