Pozzallo, 5 mag – L’attracco al porto di Pozzallo, in provincia di Ragusa, per la Ong Ocean Viking è avvenuto intorno alle 8:30 di questa mattina. A bordo del traghetto, battente bandiera norvegese, quasi 300 clandestini (294 per l’esattezza) pronti a ingrassare le fila di un business di cui non si vede né soluzione né tanto meno la fine. Anzi possiamo ben dire che il settore non conosce crisi di sorta e nel mese invernale per eccellenza in Sicilia, ovvero gennaio, si è registrato un incremento significativo rispetto agli anni passati. Il conto globale dall’1 gennaio a ieri, 4 maggio, è di 11.198 arrivi (10.616 furono nel 2021) dunque non risultano ancora i 294 che toccheranno la terra sicula nel pomeriggio ma comprendono l’ultimissimo sbarco, quello della Geo Barents due giorni fa ad Augusta (101).
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Sbarchi continui in Sicilia: in tilt il sistema di accoglienza
La nave di Medici senza frontiere, per la cronaca, già ieri ha mollato gli ormeggi per puntare la prua verso la Libia e dare manforte alla Sea Watch 4 e alla Sea Eye 4 che da giorni stazionano dinanzi alle coste africane. Questo strano ponte tra i due continenti – creato dalle Ong foraggiate da noti magnati e dagli stessi Paesi a cui le navi fanno riferimento, la Germania su tutte – ha come unico approdo l’Italia, e questo è abbastanza noto ma poca luce è, invece, accesa su altre rotte. Ad esempio lo strano (o forse no) caso delle barche a vela che arrivano sulla costa orientale della Sicilia e in Calabria strapiene di clandestini. E quello dalla parte opposta dell’Isola, ad occidente, dei numerosi barchini che giungono a Pantelleria, isola più vicina all’Africa (35 miglia marine dalla Tunisia) che alla Sicilia (60 miglia marine). Il 25, 26 e 27 aprile scorso, in differenti sbarchi, sono giunti sull’isola 212 tunisini (poi fatti salire sulla nave quarantena Moby Dada in rada a Trapani) ed altri 20 sono stati rintracciati, a largo di Mazara del Vallo dalla Guardia di Finanza. Questa “rotta” sta registrando seri incrementi e sta mandando in tilt il sistema d’accoglienza come e peggio di Lampedusa; l’ex Caserma Barone a Pantelleria dopo la sua dismissione doveva diventare un albergo di lusso ma oggi ospita clandestini e, molto spesso, più di quanti ne potrebbe contenere.
La denuncia dei poliziotti, contro l’inerzia della prefettura (e non solo)
Tra le situazioni più esplosive, sempre in Sicilia occidentale, c’è quella del Centro di Permanenza per i Rimpatri di contrada Milo a Trapani che in realtà dopo la riapertura lo scorso 16 agosto, a seguito di lavori di ristrutturazione, non ha confermato gli standard precedenti proprio nei rimpatri. A denunciarlo con un duro comunicato stampa la segreteria provinciale di Trapani dell’organizzazione sindacale della Polizia di Stato “Italia Celere”: “Questa Segreteria contesta la grave situazione in cui è stato gettato il C.P.R. di contrada Milo. Una struttura che negli anni passati, con altri Questori ed altri Dirigenti dell’Ufficio Immigrazione, prima degli incendi di fine 2019/ inizio 2020 appiccati dagli stranieri per evitare il rimpatrio, era divenuta uno dei fiori all’occhiello della Questura trapanese -si legge-. Una struttura riaperta in tutta fretta il 16 agosto 2021, dopo lavori di adeguamento e ristrutturazione costati oltre 5 milioni di euro e che, dopo 8 mesi circa, ancora lavora a capienza ridotta con solo 30 posti utilizzati, a fronte dei 204 disponibili, grazie all’inerzia dimostrata dalla locale Prefettura nell’approntare una gara di appalto per la gestione (allo stato attuale la gara risulta ancora da assegnare), ma a nessuno interessa che il C.P.R. funzioni da C.P.R., in quanto fa più comodo utilizzare la struttura come HotSpot facendo transitare al suo interno i cittadini stranieri appena sbarcati in attesa del loro fotosegnalamento, o utilizzando alcune stanze della struttura come estemporanee camere di sicurezza ove le varie FF.PP. trattengono gli arrestati in attesa di udienza di convalida, senza che vi siano i requisiti minimi previsti per tale utilizzo. La Questura di Trapani, da mesi impegnata in una Spending Review dal sapore vagamente radicale, di fatto impedisce il normale svolgimento del lavoro degli addetti della 3a Sezione“.
Quindi l’Italia spende per mantenere clandestini, spende (quando riesce) per rimpatriarli, spende per i loro danni, impiega le proprie forze dell’ordine in tutte le procedure (compreso, spesso, il recupero in mare) invece di destinarle alla tutela del cittadino italiano e alla fine le nostre città sono pascoli abusivi. Dentro ai Palazzi l’acquisizione e/o spartizione delle poltrone è l’unico obiettivo, tutto ciò che accade fuori è solo un fastidioso orpello.
Emanuela Volcan
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