Roma, 7 giu — «Un lavoro fatto bene»: sono le spaventose parole che Danish Hasnain, lo zio di Saman Abbas, avrebbe scritto a una parente parlando della scomparsa della nipote 18enne di cui non si hanno più notizie da fine aprile.
«Se ci chiedono di lei diremo che sta in Pakistan», avrebbe aggiunto lo zio 33enne. Secondo i giudici di Reggio Emilia, sarebbe lui l’esecutore materiale dell’omicidio di Saman. La procura indaga per omicidio su 5 persone: i genitori della ragazza pakistana, due cugini e lo zio. Secondo gli inquirenti i famigliari di Saman l’avrebbero uccisa, occultandone il cadavere, perché la ragazza si rifiutata di tornare in patria e unirsi in matrimonio combinato con un cugino.
Saman temeva per la sua vita
Hasnain sarebbe riuscito a imporsi sui genitori della ragazza e sul fratello 16enne. Quest’ultimo, fermato a Imperia il 9 aprile, aveva subito vuotato il sacco puntando il dito contro il famigliare. Il racconto del ragazzo riguarda la notte tra il 30 aprile e il 1° maggio, quando Saman aveva litigato con i genitori opponendosi all’imposizione di sposare il cugino. La 18enne voleva vivere all’occidentale e rifiutava di lasciare il proprio ragazzo, un connazionale 21enne conosciuto sui social. Proprio quella sera la giovane aveva confidato al fidanzato le sue paure: aveva sentito la madre parlare di «unica soluzione» per punirla del suo opporsi al matrimonio combinato. Poi aveva mandato un vocale al 21enne, utilizzando il cellulare sottratto alla madre: «L’ho sentita con le mie orecchie, ti giuro che stavano parlando di me». Aggiunge: «Se non mi senti per 48 ore rivolgiti alle forze dell’ordine».
Il litigio
I particolari della serata emergono poi dal primo interrogatorio del fratello. Scoppia un feroce litigio tra Saman e i genitori, con la ragazza che chiede di tornare in possesso della propria carta d’identità, custodita dal padre Shabbar. Poi la 18enne scappa, ma lo zio riesce a intercettarla e la fa rientrare a casa, da cui uscirà alcuni istanti dopo accompagnata da mamma e papà. In fondo alla strada si sarebbe trovato lo zio che l’aspettava per ucciderla. Proprio prima dell’uscita dall’abitazione si inseriscono le immagini riprese dalle telecamere vicino alla cascina di famiglia, in cui i parenti di Saman si dirigono verso la campagna con due pale, un piede di porco e un secchio contenente un sacco azzurro.
I parenti di Saman spariscono
A quel punto tutta la famiglia si volatilizza. I genitori partono per il Pakistan, gli altri trovano rifugio in Francia. Il 9 maggio Hasnain, il fratello e due cugini vengono controllati in provincia di Imperia, vicino al confine. Lo zio e l’adolescente non hanno i documenti in regola. Hasnain sparisce, il ragazzo finisce in un centro per minori prima e interrogato dai carabinieri poi. L’indagine inizia in quel momento. Il padre aveva dichiarato in un’intervista a il Resto del Carlino che «la figlia fosse viva in Belgio» e che «sarebbe tornato il 10 giugno per chiarire la vicenda». Ma tutti gli elementi sembrano ormai dimostrare un’altra, terribile verità.
Cristina Gauri