Roma, 6 lug – Rocco Morabito, 56enne boss della ‘ndrangheta, è stato estradato in Italia dal Brasile. E’ atterrato stamani all’aeroporto di Ciampino. Venne arrestato dalla Polizia federale brasiliana il 25 maggio 2021 durante un’operazione congiunta con i carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Reggio Calabria, coadiuvati dal Servizio di cooperazione internazionale di polizia – progetto I – Can, nonché dalle agenzie Usa Fbi e Dea. Morabito era stato inserito nell’elenco dei latitanti di massima pericolosità rientranti nel “Programma speciale di ricerca” del ministero dell’Interno, per l’esattezza era nella lista dei 10 latitanti più pericolosi. Quando fu localizzato a João Pessoa, nello Stato brasiliano del Paraiba, era insieme a un altro boss latitante della ‘ndrangheta: Vincenzo Pasquino. Quest’ultimo era a sua volta ricercato dal Comando provinciale di Torino dei carabinieri, i quali stavano conducendo indagini parallele coordinate dalla Procura distrettuale del capoluogo piemontese.
Chi è il boss Rocco Morabito
Quando finì in manette nel 2021, il boss Morabito era ricercato dal 1994, ben 27 anni di latitanza. Arrestato già nel settembre 2017 in Uruguay in un hotel di lusso, riuscì rocambolescamente a fuggire due anni dopo insieme ad altri tre detenuti dalla terrazza del carcere “Central” di Montevideo, mentre era in attesa di essere estradato in Italia. Durante il dibattimento in tribunale, aveva cercato in ogni modo di evitare l’estradizione, arrivando a insultare pesantemente il giudice per far sospendere il processo. Dopo la fuga dal carcere le autorità uruguyane diramarono un allarme nazionale, indicando un numero di telefono da contattare per fornire eventuali informazioni utili alla cattura degli evasi. Ma nulla da fare, Morabito fece perdere le sue tracce. È sconcertante e grave che un criminale come Rocco Morabito, boss della ‘ndrangheta, sia riuscito a fuggire da una galera dell’Uruguay mentre era in attesa di essere estradato in Italia”, dichiarò l’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini. “Mi prendo due impegni. Primo: fare piena luce sulle modalità dell’evasione, chiedendo spiegazioni immediate al governo di Montevideo. Secondo: continueremo a dare la caccia a Morabito, ovunque sia, per sbatterlo in galera come merita”, disse Salvini.
Dal lusso di Africa alla latitanza in Sudamerica
Morabito in Calabria era conosciuto con un insolito soprannome: “U Tamunga”. Riferimento al Dkw Munga – un fuoristrada militare tedesco – con cui si spostava nella Locride. Figlio di Domenico Morabito e parente di un altro boss della ‘ndrangheta, Peppe Tiradritto Morabito, il Tamunga riuscì a costruire in Italia un piccolo impero criminale fondato sul traffico di droga: in particolare cocaina. Gestiva il traffico da una villetta a schiera in provincia di Pavia. Ne aveva un’altra, di villa, ad Africo (Reggio Calabria) con tanto di bunker costruito nel sottoscala e un’enorme vasca idromassaggio in una stanza di marmi rosati. Era un boss che viveva nel lusso, fino a quando con l’inchiesta Fortaleza (nome preso dalla località del Brasile snodo dei traffici di Morabito) fuggì a gambe levate. Adesso Morabito dovrà scontare in Italia 30 anni di reclusione per una serie di condanne definitive.
Alessandro Della Guglia
1 commento
Famiglie calabresi degenerate nelle indegnità ed infamità…, peccato, poteva e doveva essere molto diversamente.