Pordenone, 2 set — Finisce sotto la lente d’ingrandimento della Guardia di finanza l’acquisizione, da parte cinese, di una ditta di fabbricazione di droni a uso militare. I reati contestati dalle Fiamme gialle sono violazione della legge sulla movimentazione di materiali di armamento e possibili violazioni della normativa cosiddetta «golden power» a tutela delle aziende italiane strategiche.
La ditta, situata a Pordenone, sarebbe stata rilevata da due grosse società statuali cinesi, per mezzo di una società offshore. La produzione dell’azienda spazia dai droni militari, agli aeromobili passando ai veicoli spaziali — rifornendo, tra gli altri clienti, le forze armate italiane — sino alla progettazione di sistemi U.A.V. «Unmanned Aerial Vehicle» di tipo militare e certificati per gli standard «stanag» NATO. Per questo motivo la ditta è soggetta a specifici controlli e vigilanza. La Gdf ha denunciato 6 manager (3 italiani e 3 cinesi).
Aziende cinesi rilevano ditta di produzione droni: indaga la Gdf
L’acquisto dell’azienda di droni avrebbe avuto come scopo l’acquisizione di know-how tecnologico e militare, tanto da pianificare il trasferimento della struttura produttiva nel polo tecnologico di Wuxi, vicino a Shanghai. Dall’indagine è inoltre emersa l’esportazione in Cina per oltre un anno di un U.A.V. militare per la «Fiera internazionale dell’ import a Shanghai» (nel 2019), dichiarata falsamente agli uffici doganali di esportazione come «modello di aeroplano radiocomandato».
Violata la legge sugli armamenti
«L’acquisto della società pordenonese presentava diverse finalità: verteva sull’acquisizione della sua tecnologia, anche di tipo militare, e sulla sua delocalizzazione all’estero». Così dichiara il colonnello Stefano Commentucci, comandante della Guardia di Finanza di Pordenone, commentando l’indagine sull’azienda produttrice di droni militari. «Si tratta di condotte per le quali molti Stati, tra cui l’Italia, hanno posto limiti che derogano ai principi di concorrenza e di libertà di investimento».
Per i prodotti connessi a materiali di armamento, «la Legge n. 185/1990 attribuisce allo Stato una specifica funzione di controllo per esportazione, importazione, transito, trasferimento intracomunitario e intermediazione, nonché la cessione delle licenze di produzione e la delocalizzazione produttiva con la previsione di applicazione di sanzioni penali in caso di inosservanza». Le aziende strategiche ricadono quindi «nella normativa del “Golden Power” che disciplina i poteri speciali attribuiti al Dipartimento per il Coordinamento Amministrativo della Presidenza del Consiglio per il controllo degli assetti societari».
I trascorsi
Non è la prima volta che l’azienda finisce nel mirino delle forze dell’ordine. Alcuni mesi fa la Gdf aveva indagato per una presunta violazione dell’embargo internazionale nei confronti dell’Iran con una vendita di droni militari alla Repubblica islamica. Ulteriori indagini hanno acclarato che la ditta era stata acquistata, nel 2018, da una società di Hong Kong che ne deteneva il 75%.
Cristina Gauri