Il Corriere della Sera, uno dei più importanti quotidiani dell’intera scena nazionale, ci delizia ancora una volta con le sue domande geniali. Questa volta ci si è chiesti la motivazione per la quale gli stipendi reali degli italiani siano più bassi rispetto a quelli di trent’anni fa, nel 1990. La risposta degli scienziati dell’ovvio in forza al Corriere sulla causa di questo fenomeno, acclarato ormai da anni, è stata l’inflazione. Nulla di più generalista e senza alcun tipo di funzionalità o finalità.
La domanda del Corriere della Sera
La disamina del Corriere della Sera sul perché si guadagni meno in busta paga rispetto a prima continua nella sua ovvietà e pochezza di contenuti delineando la natura del fenomeno inflazionistico, identificando proprio con l’inizio degli anni ’90 uno tra i principali momenti della perdita del valore reale dei salari dei lavoratori nel mercato. Tralasciando l’imbecillità della domanda per un fenomeno, presentato con il classico titolo ad effetto, con il quale i lavoratori italiani fanno i conti da decenni, sul serio.
Produttività ferma da decenni
Secondo i dati Ocse, l’Italia è tra le grandi economie quella in cui i salari reali sono diminuiti di più nell’ultimo anno: meno 7,3%. Invece che inutili spiegazioni di poca utilità, più giusto sarebbe sottolineare come la produttività del nostro Paese, la quale ha smesso di crescere ormai da decenni, sia una delle principali cause della natura degli stipendi di oggi: dall’inizio del XIX° secolo si è attestata in media sullo 0,33%. I salari reali in Italia erano già scesi del 3% circa dal 1990 al 2020, condizione che, insieme all’aumento costante dei prezzi, non fa ben sperare le famiglie e, soprattutto, i giovani.
Andrea Grieco