Home » Parata del 2 giugno: all’Italia servono soldati non operatori di pace

Parata del 2 giugno: all’Italia servono soldati non operatori di pace

by Paolo Mauri
4 comments

Roma, 2 giu – Via dei Fori Imperiali è un proscenio su più di 2 mila anni di Storia d’Italia; una Storia che è fatta di conquiste, sudore, sangue e una grandezza che pochi popoli hanno conosciuto. Risulta quindi essere il luogo naturale per onorare quella Storia con una parata militare, perché, è bene ricordarlo ai distratti, la Storia è fatta dalle battaglie, e le battaglie si combattono con uomini in armi. Oggi, con la parata del 2 giugno, festa della Repubblica, quel proscenio è stato oltremodo vituperato.

Chi scrive non è solito lanciarsi in strali e anatemi contro Esercito, Forze Armate e dell’Ordine indicandole come “ascari” di uno Stato invasore, anzi, in questi anni si è cercato sempre di cercare il lato positivo di un Esercito che per raggranellare quattro lire deve abbassarsi a parlare di “missioni di pace”, però quest’oggi la nauseante retorica pacifista e immigrazionista ha davvero superato il limite: occorre fare tabula rasa di quanto visto lungo via dei Fori Imperiali. Basta. Se la parata del 2 giugno non solo viene fatta in tono minore (anche quest’anno non si sono visti i mezzi militari, del resto manca il gasolio per farli funzionare), ma rappresenta una marcetta, e marchetta, della pace, dell’accoglienza, in una parola del buonismo sentimentale, allora non facciamola più. Oggi lungo quella importante ed evocativa via si è visto tutto il peggio che la mentalità progressista del pensiero unico che ci governa riesce a partorire; quel pensiero che vorrebbe vedere l’Italia disarmata, che ha orrore a usare la parola “guerra” anche quando si parla di quella altrui, che vorrebbe sciogliere le Frecce Tricolori per “risparmiare carburante” e che ottiene che i nostri soldati in missione all’estero abbiano regole di ingaggio talmente assurde da costringerli a combattere (sì combattere, perché si combatte quando si è in zona di guerra) con una mano legata dietro la schiena, quel pensiero di quelle persone che non solo siedono nelle istituzioni ma che occupano soprattutto i gangli nervosi di questo vituperato Paese: la scuola, la cultura, la magistratura, l’economia.

Oggi durante la parata abbiamo visto il trionfo del politicamente corretto, con le Forze Armate a fare da contorno e da complici. Oltre ai reparti gloriosi che hanno fatto la Storia di questo Paese (la Sassari, i Bersaglieri, i Granatieri di Sardegna) e le eccellenze della nostra abilità militare (Comsubin e la Folgore) abbiamo visto sfilare sindaci e una “compagnia” del Servizio Civile, che si sono alternati, conditi dallo speaker che non cessava di ricordarci ogni 5 minuti di come le nostre FFAA insieme alle Ong salvino vite in mezzo al mare e provvedano a tutto fuorché alla sicurezza dei nostri confini, a ben più gloriose compagnie. Spettatori di questa farsa le più alte cariche dello Stato, con la “presidentessa” Boldrini che applaudiva appassionata solo quando a sfilare erano i ragazzi del Servizio Civile. Perché una cosa va detta: la nostra classe dirigente e politica è lo specchio di questo Paese. Se oggi ogni volta che un soldato spara rischia la galera, se oggi ancora prima di poter sparare ci si interroga se si debba farlo con un fucile, un lanciagranate, un elicottero o un cacciabombardiere invece di dare ai nostri ragazzi (scusate se li chiamo così) tutti gli strumenti possibili per vincere un combattimento, lo dobbiamo a queste persone, che rappresentano una buona fetta di opinione pubblica purtroppo. Perché una cosa deve essere chiara: l‘Italia ha bisogno delle Forze Armate. Di più. L’Italia ha bisogno di Forze Armate efficienti e motivate a combattere (e vincere) perché oltre a rappresentare lo strumento che ha una Nazione per imporre la propria visione in modo credibile in un consesso internazionale, esse sono indispensabili alla sicurezza di questo Paese in un mutato scenario globale, con fronti di guerra asimmetrica sparsi per tutto il globo (leggasi terrorismo), soprattutto nella nostra “sfera di influenza” mediterranea, e con tensioni tra grandi potenze che ci vedono comunque coinvolti, essendo, volenti o nolenti, facenti parte di un organismo come la Nato. Inciso: no, non basta uscire dalla Nato domani per sistemare le cose, né da un punto pacifista né da un punto sovranista; occorre prima un processo di riarmo e miglioramento dei quadri che durerebbe anni, forse lustri, dato il livello di interconnessione delle nostre FFAA nel sistema Nato e data la necessità di dotarsi di Forze Armate credibili a livello internazionale, quindi l’unica strada è quella di un Esercito Europeo che comunque andrebbe notevolmente implementato essendo al momento privo di due componenti fondamentali: una capacità di proiezione di forza efficiente e numericamente consistente e un “ombrello nucleare” in grado di eseguire un attacco di rappresaglia tale da sconsigliare il “nemico” sull’utilizzo dell’arma atomica, e per ora solo la Francia ha armi di tale tipo e non in numero elevato (il Regno Unito non viene considerato essendo sotto Brexit).

Insomma questo Paese ha estremo bisogno di più Forze Armate, ma queste vanno comunque “ricondizionate” a partire dai quadri: che cessino con la retorica delle “missioni di pace” e dei “salvataggi”, anche se finalizzata a raccogliere investimenti, e che abbiano il coraggio di parlare all’opinione pubblica in modo diverso e cristallino educandola al linguaggio “della guerra”. Qualche soldino in più effettivamente comincia a vedersi, ma quello che ancora manca, se escludiamo certe realtà particolari e storicamente più specializzate, è proprio questo: la volontà di potenza.

Paolo Mauri

You may also like

4 comments

Francesco Vota 2 Giugno 2017 - 11:21

Manca la volontà di potenza e l’onesta nei confronti del popolo, mi permetto di aggiungere. Per difendere la nazione, oggi più che mai, servono forze armate adeguate agli standard internazionali in termini di equipaggiamento e preparazione. Gli scenari d’intervento sono cambiati ed aumentati, ma la gente pensa ancora all’esercito ridicolizzato nei film di un tempo. Le azioni nelle aree di crisi e sulle frontiere possono essere determinati X la sicurezza nazionale, finché non si avrà il coraggio di ammetterlo e agire dovremo sperare e basta.

Reply
Anonimo 3 Giugno 2017 - 5:10

Sono pienamente d’accordo

Reply
431 10 Giugno 2017 - 12:46

Guardia costiera tassista dei negri
E comunque ACAB

Reply
Anonimo 10 Giugno 2017 - 12:53

si va bene tutto ma ora avete cominciato a spaccare le palle anche si tutto bello però ora avete cominciato a spaccare le palle anche voi eh, a tessere le lodi di questi cani da guardia di quei poteri che vorrebbero eliminare anche loro per primi, sono complici come gli altri di quella cupola di potere che ci opprime, e non è possibile che in 70 anni non se ne siano accorti. Perchè non insorgono e non fanno un golpe? Perchè nemmeno loro sono una forza rimasta sana nella nazione, bisogna dirselo una buona volta. Loro obbediscono e basta, non si fanno domande, sono servi e vorrebbero passare per eroi. Mi si vuol dire che hanno paura della guerra civile in Italia? Ma se tanto ti va bene rischiare di morire in Iraq che differenza ti fa morire in Italia che fra l’altro moriresti per la tua Nazione?

Reply

Commenta

Redazione

Chi Siamo

Il Primato Nazionale plurisettimanale online indipendente;

Newsletter

Iscriviti alla newsletter



© Copyright 2023 Il Primato Nazionale – Tutti i diritti riservati