Roma, 9 giu – Qualunque cosa si pensi dell’Oms una cosa è certa: il tempismo proprio non è nelle sue corde. Ieri, diversi mesi dopo l’inizio dell’emergenza coronavirus, ha spiegato Urbi et Orbi che i guanti non vanno usati perché potrebbero aumentare il rischio di infezione. Peccato che nel frattempo praticamente in tutto il mondo era obbligatorio usarli soprattutto nei supermercati, visto che in mancanza di indicazioni contrarie chiunque li considerava utili per prevenirle le infezioni. Ma sempre ieri, due settimane dopo la morte di George Floyd e il conseguente inizio delle proteste negli Stati Uniti (poi allargatesi ad altre nazioni), l’Organizzazione mondiale della sanità fa sapere che è possibile manifestare. Basta essere antirazzisti e indossare le mascherine.
Distanza di sicurezza, quando possibile
A sostenerlo, senza timore di apparire grottesco e fuori tempo massimo, è il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus, che durante una conferenza stampa sull’andamento dell’epidemia si è così sbilanciato. L’Oms sostiene i movimenti di protesta contro il razzismo, chiede però a tutti i dimostranti di indossare le mascherine di protezione. “L’Oms sostiene pienamente l’uguaglianza e il movimento globale contro il razzismo, e respinge le discriminazioni di qualsiasi genere: incoraggiamo tutti coloro che vogliono dimostrare a farlo in sicurezza”, ha specificato Tedros. Per evitare fraintendimenti, il direttore generale dell’Oms ha poi fornito ulteriori delucidazioni. Visto mai che per “farlo in sicurezza” qualche probo manifestante possa intendere altro.
Queste le prescrizioni da tenere a mente durante una manifestazione antirazzista: quando possibile, mantenere una distanza di almeno un metro dalle altre persone; tenere pulite le mani; tossire nell’incavo del gomito; indossare la mascherina; se si hanno sintomi, rimanere a casa. Tedros ha chiesto inoltre la collaborazione dei governi, nel caso qualcuno non recepisca a dovere: “Invitiamo anche i governi a rafforzare le norme fondamentali di igiene pubblica, che rimangono la base per qualsiasi risposta: trovare, testare, isolare e curare ogni caso, e tracciare e mettere in quarantena ogni contatto”.
Dopo i fuochi
Ordunque dopo decine di proteste in svariate piazze del globo e in seguito a svariati saccheggi, atti vandalici, violenze di ogni tipo, l’Oms si sveglia di soprassalto per consentire manifestazioni che sono già andate in scena. Con tanto ovviamente di assembramenti e quindi di distanze di sicurezza andate a farsi benedire, che in altri casi sono state viceversa stigmatizzante come deprecabili nonché rischiosissime in termini sanitari. Insomma se protesti perché senza lavoro o perché attanagliato da una crisi epocale sei un barbaro pericoloso da disinnescare a suon di sanzioni e denunce.
Se invece ti scagli contro il presunto razzismo strisciante nella società, ti appoggia pure l’Organizzazione mondiale della sanità. Un sostegno a posteriori ma pur sempre un sostegno, che oltretutto a ben leggere le dichiarazioni del direttore generale Tedros fa piuttosto ridere. Sì perché il consiglio è di “rispettare la distanza di almeno un metro dalle altre persone” ma giusto “quando possibile”. Della serie: valutate voi, magari portatevi il metro da casa e misurate la distanza tra le vostra ginocchia e quelle del manifestante più vicino.
Eugenio Palazzini