Fermo, 13 lug – Se qualcuno ancora avesse dei dubbi rispetto alla reale dinamica dei fatti relativi all’omicidio di Fermo, come se non bastassero una foto piuttosto evidente, un’autopsia ed una visita medica legale, ci sono ben 7 testimoni oculari che raccontano tutti la stessa versione, tutti quanti ritenuti attendibili sia dal Gip che dalla Procura. Rispetto alle dinamiche della morte di Emmanuel Chidi Namdi, a sostenere la versione iniziale, ovvero quella di una brutale e ingiustificata aggressione ad opera di Amedeo Mancini nei confronti del richiedente asilo nigeriano, è rimasta solo la vedova Chinyery (e il faziosissimo don Vinicio Albanesi). Dunque ora la vedova del ragazzo nigeriano rischia seriamente l’incriminazione per calunnia. Un fatto che cambia totalmente la visuale sull’omicidio di Fermo, soprattutto rispetto al racconto fatto nei primi giorni dai principali media e dalla risposta politica di Governo e Istituzioni, che oltre a partecipare in pompa magna ai funerali ha portato alla costituzione da parte della presidente della Camera Boldrini di una “Commissione contro odio e razzismo”.
Tra i 7 testimoni figurano i due vigili urbani sopraggiunti in via XX Settembre appena terminata la colluttazione tra Amedeo Mancini ed Emmanuel Namdi, con il ragazzo nigeriano ancora vivo e solo successivamente caduto in terra forse a causa dell’unico pugno sferrato dal 39enne fermano. Il loro racconto è riportato nella relazione di servizio che è stata allegata agli atti dell’inchiesta, inoltre sono stati poi ascoltati singolarmente dalla Procura e le loro dichiarazioni riportate nei verbali. Una versione dei fatti, quella degli operatori della Polizia Locale, che coincide con quella di ben quattro donne. Due di queste sono considerate testi chiave dell’inchiesta (tra cui la prima “supertestimone” Pisana Bachetti, ndr), visto che hanno racontato tutta la dinamica della lite, compreso il “dettaglio” del famoso palo della segnaletica stradale, scagliato da Emmanuel contro Mancini e non viceversa, come invece raccontato dalla vedova Chinyery. Dunque la Procura ritiene attendibili le due testimoni che raccontano dell’aggressione subita da Mancini, in carcere con l’accusa di omicidio preterintenzionale (nonostante il cristianissimo don Vinicio e la sua Comunità di Capodarco chiedano l’incriminazione per omicidio volontario).
Le altre due donne, un’insegnante e un’operatrice Sprar vengono considerate “testi di secondo piano”, in quanto non hanno assistito a tutta a scena. L’insegnante di 28 anni E.D.V. afferma di aver visto Emmanuel e Amedeo picchiarsi e racconta di una Chinyery “molto spaventata e agitata”, mentre la 31 L.P. anche lei di Fermo, spiega come la donna nigeriana fosse intenta “a colpire Amedeo sulla nuca, usando una scarpa che recava in mano“. Oltre dunque ai due vigili e alle quattro donne, c’è poi Andrea Fiorenza, l’amico di Amedeo Mancini presente al momento dei fatti, che conferma anche lui ovviamente la versione degli altri sei testimoni. Chissà se ora sui telegiornali e dal mondo politico riscontreremo dichiarazioni di scuse o quantomeno il tentativo di riaggiustare il tiro sulla storiella del “mostro razzista”. Abbiamo dei dubbi a riguardo.
Davide Di Stefano
2 comments
Poverina e ora la pensione non gliela danno più? Magari per comprarsi un paio di scarpe con tacco più appuntito vista la sua attitudine a usarle come arma impropria nei confronti di chi si opponeva alla sua aggressività. La verità è che questa risorse sono così abituate a credere che in Italia possono fare quello che vogliono, sono così abituati ad esportare il loro modo di essere incivili, che pensano che qualunque cosa facciano possano risolverla con le mani, tanto per loro è sempre festa ed in effetti a giudicare dal sostegno di una certa classe politica e di una certa chiesa schierata, forse non hanno neanche tanto torto nel ritenere di essere i padroni in Italia. Ora mi aspetterei che la sbattessero al fresco con le stesse motivazioni adottate nei confronti del fermano. Non può uscire di galera stante la propria poco controllabile aggressività nei confronti degli italiani. Oppure, se proprio dovessero scarcerarla ad una condizione, che cammini scalza, visto che per le lei le scarpe sono un’arma impropria.
Vedrete, non la incrimineranno. Verrò invece incriminato io per quello che sto per scrivere: NEGRA DI MERDA!