Fermo, 8 lug – La condanna politica è unanime e le semplificazioni ideologiche da talk show ormai hanno sentenziato: un “razzista” ha gridato “scimmia” ad una coppia di nigeriani e poi ne ha pure ammazzato uno. L’omicidio di Fermo è senza dubbio un fatto tragico, ma al di là delle versioni di comodo bisognerebbe prendere atto che le testimonianze che si stanno susseguendo, quelle di terze persone non coinvolte nella colluttazione, tendono a smentire la versione fornita dalla moglie di Emmanuel Namdi e sembrano tutte confermare il racconto fornito dal fermano Amedeo Mancini. E così dopo la prima “supertestimone”, Pisana Bacchetti, ecco che oggi sempre sull’edizione locale del Resto del Carlino, un uomo intervenuto intervenuto per tentare di dirimere la contesa tra Amedeo ed Emmanuel racconta la sua versione (l’uomo non fornisce le generalità in quanto tra oggi e domani sarà sentito dalla Magistratura, ndr). “Giunto casualmente nelle vicinanze del luogo della lite, ho notato il parapiglia tra più persone e mi sono fermato. Sono sceso dall’auto e mi sono avvicinato ai contendenti”.
La scena all’uomo si è presentata così: “Il cartello stradale removibile gettato in mezzo alla strada e una lite in corso tra la coppia di nigeriani e due ragazzi italiani che si strattonavano tra loro. Ho cercato di sedare gli animi e di separarli. Si accusavano a vicenda: Mancini mostrava i segni sul corpo delle percosse a suo dire ricevute dal nigeriano, la moglie di Emmanuel, seppur in un italiano poco chiaro, faceva comprendere di accusare Mancini e ripeteva “scimmia, scimmia”. Mentre il ragazzo nigeriano era in silenzio”. Insieme all’uomo nei pressi del luogo della lite erano presenti due donne (una di queste era Pisana Bacchetti, ndr). La situazione secondo questa ricostruzione “all’improvviso è precipitata: il ragazzo nigeriano, che si trovava in piedi vicino a me, senza mostrare alcun segno di malessere, all’improvviso è caduto indietro. Senza dire una sola parola. Facendo un rumore sordo sull’asfalto, come fosse caduto un corpo vuoto. Come se qualcuno lo avesse spento all’improvviso. A quel punto non solo io, ma anche gli altri, non hanno capito la gravità della situazione. In un primo momento Mancini ha lasciato supporre che il nigeriano stesse fingendo. Io invece pensavo che fosse solo svenuto”.
A questo punto sempre secondo la testimonianza dell’uomo, “sua moglie si è gettata su di lui. Lo chiamava ma il marito non rispondeva. Ho notato della schiuma biancastra uscire dalla bocca del ragazzo a terra. Ho capito che la situazione fosse più grave di quanto immaginato e ho allertato il 118″. La moglie di Emmanuel avrebbe fatto a quel punto “alcune telefonate” e “poco dopo sul posto sono arrivati altri tre ragazzi nigeriani”. L’uomo non sa descrivere la reazione di Mancini al momento in cui si è capita la gravità del fatto, in quanto si trovava vicino ad Emmanuel in terra.
Davide Romano