Porto Empedocle (Ag), 26 feb – Il sabato, come di consueto, arriva una nuova Ong a “regalarci” il suo carico di clandestini: 129 per l’esattezza, a Porto Empedocle. Sembra essere diventato “il giorno perfetto” dopo il consueto zig zag nel Canale di Sicilia, che questa settimana ha visto protagonista l’imbarcazione battente bandiera tedesca della Sea Watch 4. Già, perché dopo aver autorizzato lo sbarco a Trapani, nella notte, a causa delle avverse condizioni atmosferiche (che, chissà perché, non impediscono mai i loro andirivieni con la Libia), è stata data una nuova destinazione: il porto agrigentino, appunto.
Non solo Sea Watch 4: migliaia di arrivi da inizio anno
Sta dunque per chiudersi un nuovo mese da record per l’Italia che dall’1 gennaio si è vista recapitare da Ong, barchini e non solo, ben 5.345 persone (non in conto ancora quelle della Sea Watch 4 ed eventuali arrivi da qui a fine mese). Picco tra il 19 e il 22 febbraio con 1.000 clandestini nei nostri porti, in particolare la Sicilia che proprio martedì scorso ad Augusta ha visto l’approdo della famigerata “Diciotti” con 573 immigrati, che erano stati trasbordati da pescherecci su tre motovedette classe 300 della Guardia Costiera di Siracusa, Crotone e Reggio Calabria. Incrementi indiscriminati in nome di un’accoglienza che mostra tutte le sue ipocrisie.
Se sui tg e sui giornali del mainstream per eccellenza passano le immagini di donne e bambini in difficoltà, atte a smuovere dall’interno il senso di una narrazione di disperati, le cifre ci raccontano altro. Parliamo proprio dei minori, ove si possa parlare di “veri” minori e non di giovanotti senza carta d’identità. Nel 2022 in due mesi ne sono arrivati 494: in media 247 ogni 30 giorni. Nel 2021 al 31 dicembre se ne contarono tutto 10.053: in media 837 al mese. Infine altra novità nel magico, colorato e buonista mondo delle Ong: il velivolo da ricognizione SeaBird va in pensione ma, tranquilli, giovedì scorso è entrato in azione il SeaBird 2, i mercanti di schiavi sapranno dove vola.
Emanuela Volcan
4 comments
Mentre tutti guardano ad est, in Libia siamo tornati indietro di 3 anni. Tobruk sostenuta da Francia e Tripoli dall’Italia. Per cui oltre al fronte orientale noi dovremmo occuparci maggiormente dei nostri diretti interessi in Libia.
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Mi raccomando, che il machete se lo portino da casa; noi potremo rifornirli di vitto e alloggio, assistenza sanitaria, telefonino, schede SIM; i nostri giudici saranno indulgenti sui furti, le rapine e gli stupri; ma almeno il machete che se lo portino da casa; noi non abbiamo catene produttive di machete; che ci lascino almeno il tempo di integrarci. Poi finalmente potremo diventare le loro risorse.
Sono diretti in Ucraina?
No, fuggono anche loro dalla guerra.