Roma, 6 apr – Dopo il bestiale stupro di Rimini perpetrato da una banda di africani (un richiedente asilo congolese, due marocchini e un senegalese) contro una giovane turista polacca nell’agosto del 2017, Carmen Di Genio, avvocato e membro del Comitato Pari Opportunità della Corte d’Appello di Salerno, dichiarò: “Non possiamo pretendere che un africano sappia che in Italia, su una spiaggia, non si può violentare, probabilmente non conosce questa regola”. Nelle carceri italiane, il 41 per cento dei detenuti per il reato di violenza sessuale è un cittadino straniero, l’8,5% della popolazione residente in Italia. Ciò significa che gli immigrati hanno uno propensione al reato di violenza sessuale 7 volte superiore a quella degli italiani.
L’esplosione dei crimini sessuali in Europa è legato all’immigrazione di massa
In un precedente articolo, scritto dopo l’omicidio della piccola Lola Daviet a Parigi, avevamo elencato le ragazze e le donne uccise dagli immigrati in Europa. Con l’immigrazione di massa, sono aumentate esponenzialmente anche i crimini sessuali nei Paesi europei. Gang di pakistani in Inghilterra, violenze sessuali nella notte di Capodanno a Colonia nel 2016 e in piazza Duomo a Milano nel 2022, sono solo la punta dell’iceberg delle violenze degli immigrati in Europa.
A tal proposito, Ayan Hirsi Ali, scrittrice e attivista somala rifugiata nei Paesi Bassi, ha documentato nel suo libro Prey l’esplosione delle violenze sessuale e delle molestie in Europa, problema strettamente connesso all’arrivo di diversi milioni di immigrati, per la maggior parte giovani e provenienti da Paesi a maggioranza musulmana. Ayan Hirsi Ali scrive che i governi dei Paesi europei hanno chiuso gli occhi davanti a tali crimini, spesso per non essere additati come razzisti e per non contraddire la favoletta della società multiculturale: “Questo è ciò che io chiamo ‘il fanatismo delle basse aspettative’. Tutti i residenti di un Paese possono e devono essere tenuti agli stessi standard, indipendentemente dalla loro cultura di origine. Applicare gli stessi standard a tutti è l’opposto della discriminazione”.
Il corso della Norvegia destinato ai richiedenti asilo per prevenire la violenza contro le donne
Diversi anni fa, consapevole della diversa cultura degli immigrati, la Norvegia ha istituito il corso “No significa no” destinato ai richiedenti asilo per prevenire la violenza contro le donne, in particolare lo stupro, e per insegnargli come interpretare i costumi nel Paese che li sta ospitando.
Durante il corso, vengono mostrati dei video come, ad esempio, quello di una festa durante il quale due adolescenti si baciano. A quel punto, il ragazzo trascina la ragazza, visibilmente ubriaca, in una stanza e chiude a chiave la porta. Nonostante la resistenza della ragazza, lui diventa sempre più insistente. “No significa no”, conclude il video. Il corso era stato istituito in seguito a una serie di stupri commessi da immigrati nella città di Stavanger tra il 2009 e il 2011: dei 20 uomini giudicati colpevoli di violenza sessuale, metà erano di origine africana, cinque di origini asiatiche, un polacco e tre norvegesi.
Francesca Totolo
1 commento
I corsi per molti immigranti dovrebbero partire (!) dal titolo “Cosa è spazzatura e cosa non è spazzatura e perché nella moderna società occidentale”. La difficoltà è degli insegnanti a partire dal lato giusto per spiegare… la “differenziata globale” !! Unicamente dal punto di vista materialista, immanente nel migliore dei casi.