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Norma Cossetto: la stuprata era fascista, le femministe non piangono

by La Redazione
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In occasione del 78esimo anniversario dell’assassinio di Norma Cossetto ripubblichiamo questo articolo dell’ottobre 2016

Roma, 5 ott – Sono trascorsi settantatré anni dalla morte di Norma Cossetto, ventitreenne studentessa italiana d’Istria, uccisa barbaramente da un nucleo di partigiani. La Storia degli ultimi anni di guerra in Italia, all’indomani dell’8 Settembre 1943, è costellata di episodi di violenza e di odio senza precedenti. Nella nostra penisola furono infatti registrati fatti di singolare efferatezza non soltanto da parte dei “Liberators” ma anche dei partigiani, che assai di frequente si lasciarono andare a mattanze sanguinarie nei confronti di fascisti e collaborazionisti (spesso solamente ritenuti tali).

Ci troviamo in Istria e sono trascorse appena tre settimane dall’Armistizio di Cassibile. Norma Cossetto è la figlia del dirigente locale del Pnf, laureanda in lettere e filosofia presso l’Università di Padova. E’ in questo brevissimo lasso di tempo che la famiglia Cossetto inizia a ricevere minacce e intimidazioni da parte dei partigiani jugoslavi e italiani presenti nell’area, finchè il 26 Settembre la ragazza viene convocata presso il comando partigiano. Dopo un interrogatorio e pressanti richieste di abiurare la propria fede fascista (richieste respinte da parte della ragazza) Norma viene rilasciata e ricondotta a casa, soltanto per esserne nuovamente prelevata il giorno successivo e ricondotta nella ex-caserma dei Carabinieri di Visignano, poi nella scuola di Antignana, trasformata in prigione.

E’ ora che ha inizio il suo incubo: presa di mira dai partigiani per via del ruolo di spicco nel fascismo istriano ricoperto dal padre, viene separata dagli altri prigionieri e sottoposta a sevizie e stupri ripetuti da parte dei suoi carcerieri. Le violenze vanno avanti per giorni, attirando l’attenzione di una donna residente in un edificio antistante la scuola che riferisce di essersi avvicinata alle finestre del plesso scolastico per identificare la fonte dei lamenti e delle richieste di aiuto sentite durante la notte. Qui avrebbe visto Norma, legata ad un tavolo dai suoi aguzzini, venire ancora violentata a turno dai partigiani.

Il 4 Ottobre i prigionieri vengono condotti nei pressi della foiba di Villa Surani per esservi gettati: gli antifascisti, non ancora saziati dopo giorni di ripetuti abusi sulle donne del gruppo, si lasciano andare ad un’ultima terribile efferatezza. Dopo aver scaraventato nel baratro carsico vivi e legati con fil di ferro i prigionieri di sesso maschile, stuprano nuovamente le tre donne del gruppo, tra cui Norma, prima di lanciare anche loro nell’inghiottitoio. Sedici partigiani, individuati come responsabili, saranno catturati due mesi dopo dalle truppe tedesche e costretti a vegliare la salma riesumata di Norma fino all’alba, per poi essere fucilati. L’unico riconoscimento che la ragazza di Visinada otterrà sarà la medaglia d’oro al merito civile alla memoria, oltre alla creazione di un reparto paramilitare femminile della Repubblica Sociale recante il suo nome.

Solo nel 2009 sarà intitolata una via di Gorizia a Norma Cossetto, la cui terribile vicenda resta ignota ai più. Viene da chiedersi come mai la sua storia non venga ricordata, in un momento in cui i media sono costantemente focalizzati sul tema della violenza sulle donne, arrivando a coniare termini nuovi ad hoc. Viene da chiedersi come mai coloro che hanno tanto a cuore i diritti delle donne non spendano neanche un tweet oggi per ricordare la tragedia di questa studentessa. Viene da chiedersi come mai oggi quelle figure istituzionali tanto attente a modificare la lingua italiana, colpevole a loro dire di sessismo e maschilismo, con improbabili desinenze, abbiano un lapsus a proposito della vicenda di Norma Cossetto. Il suo ricordo rimane però vivo, come fulgida testimonianza di amor patrio e di sacrificio di sé, come esempio di eroismo e fermezza di fronte alle avversità, alle torture e alla morte. Non saranno i silenzi colpevoli dei media e della storia ufficiale ad offuscare la grandezza di questa ragazza, che non rinnegò mai le sue idee e il suo senso di appartenenza, pur sapendo a cosa andava incontro. Per il ricordo condiviso, il riconoscimento e il mea culpa di certe aree politiche assurte al rango di giudici morali purtroppo ci sarà ancora da attendere.

Federico Savastano

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15 comments

luisarinero@virgilio.it 4 Ottobre 2016 - 6:49

grazie ,ne avevo sentito parlare solo vagamente onore a lei, nella mia citta’ hanno intitolato a lei una piazza.

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Marco Stella 5 Ottobre 2016 - 4:01

Col mio semplice ruolo di insegnante di italiano all’estero faccio il possibile per trasmettere ai miei alunni aspetti della nostra storia trascurati dai libri di testo “ufficiali”

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Roberto 7 Ottobre 2016 - 4:34

Bravo Marco. Quello che fai è importantissimo e il fatto che lo racconti con tanta modestia ti rende ancora più onore.

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contractor 5 Ottobre 2016 - 4:24

con sangue Istriano nelle vene,già conoscevo questa vergognosa storia,ignorandone però l’epilogo: 16 infami 16 fucilati all’alba (si spera di schiena) dopo essere stati costretti a vegliare sui poveri resti di Norma per l’intera notte; fantastico.
da riascoltare a proposito il brano TERRA ROSSA degli ULTIMA FRONTIERA.
un Vs cenno sulla emblematica storia di Maria Pasquiinelli potrebbe essere di valido compendio alla prima,sul valore delle Donne grandi.

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Stefano V. 5 Ottobre 2016 - 11:19

Onore a questa GRANDE italiana. Riposi in pace, e vegli da lassù sulle sorti della nostra Patria

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Dino Rossi 5 Ottobre 2016 - 8:28

Onore eterno a Norma alle vittime innocenti del terrore comunista.
Continuare a tenere viva la memoria di questi italiani morti solo per essere tali è fondamentale come figlio di esuli Istriano Dalmati ve ne sono grato.

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Anonimo 6 Ottobre 2016 - 3:36

bravo marco .

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Mario Airoldi 8 Marzo 2017 - 6:36

Mio padre mi parlò delle foibe sin da quando ero bambino (ora sono quasi settantenne), ma non conoscevo la vicenda della sventurata istriana, nominata in una lettera al direttore comparsa su un giornale. Vi ringrazio per la ricostruzione storica, che non si prostra al politicamente corretto.

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Maurizio Bellemo 20 Settembre 2018 - 9:07

Ai tempi delle medie durante le ore di lezione mai alcuna menzione di queste i.mmani tragedie !!ho saputo molto tempo dopo !! i fatti !!!

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Vilma 9 Febbraio 2019 - 3:56

Anche a San Donà di Piave c’è una via intitolata a Norma Cossetto

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Annamaria 9 Febbraio 2019 - 4:59

Dedicato alle “Femministe” nostrane:
VERGOGNA VERGOGNA VERGOGNA

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Andrea B. 9 Febbraio 2019 - 5:20

Non solo venne ancora violentata prima di essere gettata nella foiba, ma quando il suo corpo venne estratto le trovarono un legno appuntito infilato nella vagina e i seni tagliati (cfr. Petacco; Oliva nei loro libri sulle vicende delle foibe e dell’esordio)

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Roberto 12 Febbraio 2019 - 4:34

Solo ieri ho visto il film in TV che ha portato sullo schermo la storia delle Foibe e le atrocità commesse nei confronti degli italiani. Mi sono chiesto il perché di tanta inaudita violenza, di tanta efferatezza nei confronti della popolazione civile. Quello che hanno fatto anche a questa povera ragazza fa rabbrividire gli stessi carnefici delle SS naziste che, il più delle volte uccidevano con le camere a gas o con un colpo di pistola sulla testa. Nemmeno satana in persona si sarebbe sognato di far agonizzare tanta gente nelle Foibe, dopo averle massacrate e stuprate prima. Questa drammatica pagina di storia dovrebbe servire da lezione affinché il genere umano non si macchi più di questi orrendi crimini.

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Roberto 13 Agosto 2019 - 3:18

Non è che, magari, le femministe vorrebbero sapere la verità. Il pompiere che ha recuperato la salma di Norma Cossetto h dichiarato che il corpo era intatto e non aveva segni evidenti di sevizie.

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Primula Nera 5 Ottobre 2021 - 4:29

I soldati tedeschi hanno sicuramente commesso efferatezze nel nostro Paese dopo l’8 settembre del ’43 ; bisogna però esser loro grati, in questo caso, per la giusta punizione data alle 16 carogne colpevoli di questa infamia.
Qualche volta anche le storie più tristi hanno un (seppur parziale)lieto fine…

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