Roma, 25 mar – Niente zona gialla in Italia forse fino al primo maggio, unica riapertura quella delle scuole per i più piccoli: è lo scenario post Pasqua a cui sta lavorando il governo. Come anticipato ieri, è pressoché certo che allo scadere del decreto in vigore fino al 6 aprile ci sarà una ulteriore stretta. Resta da capire quanto dura sarà e soprattutto quanto durerà: l’ala rigorista, con il ministro della Salute Roberto Speranza in testa, vorrebbe chiusure per un altro mese. Ma se Pd e M5S vorrebbero vietare il ritorno alla zona gialla fino al primo maggio, Lega e Forza Italia chiedono di riabilitarla, laddove prevista, il prima possibile. Dati alla mano, l’Italia resta comunque divisa in fasce di rischio, con gran parte del territorio in zona rossa e relativo lockdown.
Niente zona gialla fino al primo maggio, maggioranza divisa
Al di là dello scontro tra “rigoristi” e “aperturisti”, con il monitoraggio di domani, a dominare saranno comunque le zone rosse e le zone arancioni. Il punto quindi è decidere se le regioni, una volta ottenuti numeri da zona gialla, potranno andarci oppure no. Quello che per adesso appare chiaro è che sette regioni e una provincia autonoma resteranno in zona rossa almeno fino alla settimana dopo Pasqua, cioè fino a lunedì 12 di aprile. Tra queste c’è la Valle D’Aosta, che da lunedì entrerà in lockdown. Quelle già rosse invece sono Friuli Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Piemonte, provincia autonoma di Trento, Marche, Lombardia e Puglia. Altra zona rossa il Veneto, che però è in bilico. Solo oggi si capirà se potrà tornare in arancione prima, cioè da dopo Pasquetta. Dati alla mano invece, lunedì 29 il Lazio passerà in arancione.
Dopo Pasqua riaprono le scuole per i più piccoli (anche in zona rossa)
Come confermato dal premier Mario Draghi e salvo contrordini, dopo Pasqua riapriranno asili nido, scuole materne, elementari e (forse) prima media anche nelle zone rosse. Il decreto in vigore infatti dispone la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado nelle zone rosse. Con milioni di studenti in didattica a distanza e genitori costretti a casa con i figli più piccoli, la riapertura è il minimo che può fare un governo comunque finora non intenzionato a operare quel cambio di passo che era stato annunciato con l’insediamento di Draghi. A quanto pare, dunque, la Dad sarà riportata al 50% nella zona arancione, lezioni in presenza solo per i più piccoli.
A scuola tutti tamponati
Ritorno in classe in sicurezza. Il primo giorno di riapertura, presumibilmente il 6 aprile (tranne per le regioni che lunedì passeranno in arancione), tutti gli studenti, ma anche i bimbi di nidi e materne, dovranno essere sottoposti a tampone rapido. Il test sarà ripetuto ogni settimana e in caso di positività sarà effettuato un test molecolare a tutta la classe. In questo modo si creerà una sorta di “bolla” per proteggere gli alunni, ma anche i docenti visto che non tutti saranno già stati vaccinati. Operazione complessa – ma richiesta dai presidi – che sarà possibile grazie al supporto di militari e volontari della Protezione civile, che potranno essere impiegati all’ingresso degli istituti, utilizzando i tamponi salivari che forniscono una risposta in pochi minuti e sono adatti ai più piccoli. A disposizione ci sono già almeno due milioni di kit, altri possono essere reperiti rapidamente per garantire una copertura di alcune settimane.
Bar, ristoranti, cinema e teatri restano chiusi
Allo stato attuale, infine, al di là della decisione sulle zone gialle – che arriverà con la cabina di regia di domani sulla scorta del monitoraggio settimanale dell’Iss – è evidente che bar e ristoranti resteranno ancora chiusi. Per non parlare di cinema e teatri che da decreto avrebbero potuto riaprire in zona gialla da domani: non se ne parla neanche stavolta. Al vaglio c’è soltanto la possibilità di riaprire parrucchieri e barbieri, per evitare gli appuntamenti a domicilio e l’aumento del rischio di contagio. In sostanza, fintanto che il piano vaccini non prenderà il ritmo giusto – Draghi vuole arrivare a 500mila inoculazioni al giorno – il governo non intende procedere con le riaperture. A distanza da un anno dal lockdown, il Paese è ancora praticamente chiuso.
Adolfo Spezzaferro