Roma, 22 lug — Che fine hanno fatto gli anticorpi monoclonali? Seppelliti dalla narrazione vaccinale, costituiscono una delle migliori cure per i pazienti affetti da Covid — e ne prevengono le forme più virulente — se somministrati nelle fasi più precoci della malattia. basta una flebo e mezza giornata di osservazione in day-hospital e si è liberi di tornare a casa. Non se ne è più saputo niente. Nemmeno dei monoclonali di fabbricazione italiana prodotti e studiati dal team di Rino Rappuoli, direttore scientifico e responsabile Ricerca e sviluppo di GlaxoSmithKline (Gsk) Vaccines. Funzionano, sono efficaci contro le varianti. Eppure la sperimentazione arranca.
Monoclonali italiani, la sperimentazione arranca
Lo scienziato spiega l’arcano: gli anticorpi di seconda generazione hanno superato la prima fase clinica con ottimi risultati. Ma «I tempi della fase 2 e 3 non sono attualmente prevedibili», spiega Rappuoli al Sole24Ore. «Il programma prevede che il test venga effettuato su 800 persone che hanno avuto tampone positivo, abbiamo cominciato a metà maggio e finora ne abbiamo reclutato solo un centinaio. È difficile contattare eventuali candidati per ragioni di privacy».
Il rischio è quello di vanificare gli sforzi fatti fino ad ora. «Speriamo che questa campagna di informazione produca risultati efficaci, altrimenti dovremo continuare il lavoro all’estero», prosegue Rappuoli. «In Italia si può fare una buona ricerca ma oggi mancano ancora finanziamenti per avere laboratori competitivi a livello internazionale. Speriamo che con i fondi del Pnrr si facciano gli investimenti necessari».