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“Minacciata di morte sui social per il mio cognome, ma censurano me”: parla Edda Negri Mussolini

by Valerio Savioli
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edda negri mussolini

Roma, 23 feb — Il 18 febbraio Edda Negri Mussolini, scrittrice di successo e nipote di Benito Mussolini, si vede costretta a recarsi presso la Polizia Postale e sporgere denuncia contro le minacce di morte ricevute sui social network.

Come da copione, non assisteremo a nessuna voce indignata accorrere lamentosa e piangente in difesa di Edda, impossibile aspettarsi qualsivoglia presa di posizione da parte degli influencer in progress; non spendiamo poi parole sul femminismo di ultima generazione. E’ lampante il lucido discernere che fa di un peso e due misure le proprie coordinate discriminatorie. La soluzione non si può limitare al lamento e nemmeno all’attesa di vedersi riconoscere pari dignità dagli stessi che mai la concederebbero, se non come concessione strumentale a perpetuare un’evidente asimmetria di trattamento, rispetto e considerazione. La via d’uscita risiede nella pretesa di ritornare sovrani di sé stessi e della propria dignità, che nulla ha da invidiare di fronte a niente e nessuno. Le parole di Edda ce lo mostrano.

Edda, vuoi raccontarci cos’è accaduto?
«Certamente. Un mio amico mi ha detto che sul social TikTok c’era un mio video dove mi si vedeva con tanto di nome e cognome. Meravigliata sono andata a controllare e in effetti c’era un pezzetto di un video risalente al 2018. Sotto al video quasi 4000 commenti e 17.3k di visualizzazioni. Moltissimi commenti erano minacce o facevano riferimento al mio doppio cognome».

E’ la prima volta che ricevi minacce personali?
«No, non è la prima volta».

Cosa ti ha spinto ad andare alla Polizia Postale, a differenza delle altre volte? 
«Molto probabilmente l’aver visto così tante minacce. Mi sono detta che ero stufa di ricevere minacce di morte e non reagire. Per mia natura sono una che cerca sempre il dialogo ma a volte purtroppo non si può avere. Mia nonna Rachele mi ha insegnato a non odiare e a non cercare vendetta in questo caso non è cercare vendetta, qui vi è una questione anche di sicurezza personale. Purtroppo, l’odio e l’ignoranza dilagano e bisogna a far capire che ci sono dei limiti. Sono una cittadina italiana che ha diritto ad essere protetta».

Ti aspetti solidarietà dalla politica e da chi è sempre pronto ad indignarsi ad ogni piè sospinto?
«No, non mi aspetto nessuna solidarietà dalla politica. Basta vedere tanti fatti che sono accaduti in passato. Al di là della mia persona e del mio cognome, la solidarietà per fatti del genere dovrebbe esserci a prescindere. La morte non si deve augurare a nessuno».

Come ha reagito la Polizia Postale alla tua denuncia e cosa ti aspetti si possa ottenere?
«Ti dirò non si è stupita più di tanto. Mi hanno detto che non sarà facile risalire agli autori delle minacce. Il social è cinese e quindi è un po’ complicato. Ma non dispero sono una persona positiva, ci vorrà del tempo ma qualcosa succederà».

 Qual è il tuo rapporto con Facebook e simili? Cosa ne pensi della censura sui social network? 
«Sono come si usa dire “una persona attiva sui social” ho diversi profili e una pagina. Tutte con il mio nome e cognome. Non mi nascondo dietro a profili falsi. Mi hanno disabilitato un profilo sia su Facebook che su Instagram. Su Facebook per aver scritto “auguri nonno” un 29 luglio di qualche anno fa. Su Instagram ancora lo devo scoprire, ma forse per una foto di Bruno. Quindi di censura ne so qualcosa! Pensa che mi hanno anche bloccato e cancellato foto dove c’era il nonno con i suoi figli. Cioè praticamente foto di famiglia».

Esiste la libertà di opinione? 
«No, direi che non esiste. Ci sono due pesi e due misure. Come ti ho detto se metto io una foto di mio nonno con mia madre e i miei zii vengo censurata ma se la mettono altri anche con commenti non certo amichevoli la foto rimane. Così anche le foto di Piazzale Loreto, sai quante volte le ho segnalate per violenza e odio? Alla fine nella segnalazione viene detto che non sono né violente né che possono indurre all’odio».

Pensi che, prima o poi, sia possibile poter affrontare gli aspetti più delicati della nostra storia, senza strumentalizzazioni e odio?
«Lo spero sempre. Ma ci vorrà ancora qualche generazione per poter guardare la storia nel suo contesto storico, senza far prevalere sentimenti di odio e senza che venga descritta solo dai vincitori. Purtroppo, i libri di storia non sono ancora scritti con obiettività. Poi purtroppo c’è anche un altro pericolo in questo momento, e me ne sono accorta proprio leggendo le minacce: c’è molta ignoranza tra i ragazzi, così come mancanza di ideali e molta superficialità. Non sanno più pensare. Vivono in un modo che spesso non è reale, è come se vivessero in un videogioco perenne. Grazie al cielo non è per tutti così. Penso che però un grande ruolo in tutto questo scenario sia anche colpa della politica che non ha più le scuole di partito e che ha tolto delle materie, a mio parere, importanti per lo sviluppo delle menti dei giovani».

Il culto del piagnisteo procede sempre e solo in un’unica direzione: quella che non ci appartiene.

Valerio Savioli

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1 commento

Prof. Massimo Sconvolto 28 Febbraio 2022 - 9:36

La censura è l’ultima spiaggia dei potenti perdenti che non sanno perdere perché la verità è inconfutabile e non si può neanche querelare.

Io sono 12 anni che faccio informazione, spulciano il mio blog anche dagli USA in cerca di appigli per querelarmi ma devono continuare a rosicare, mi hanno bannato da twitter, in cui ero entratio nel 2013 quasi per caso, nell’agosto 2016 perché a loro parere stavo facendo troppi proseliti.

Purtroppo chi dice la verità in un mondo falso basato sulla menzogna e sulla truffa (giusto per esemplificare)
https://massimosconvolto.wordpress.com/2020/03/14/rai-ti-truffa-di-piu/
https://massimosconvolto.wordpress.com/2020/03/21/boccalone-virus/
https://www.wallstreetitalia.com/truffa-diamanti-a-processo-oltre-100-persone-e-5-societa-tra-cui-alcune-banche/
https://www.investireoggi.it/risparmio/obbligazioni-subordinate-mps-la-truffa-della-conversione-volontaria-ufficiale/

non è gradito, a prescindere dal cognome 🙁

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