Roma, 9 mag – Terroristi fra gli immigrati? Non ce ne sono, ce lo dice la Ue. Che però, chissà perché, ha cominciato a inviare agenti antiterrorismo in vari hotspot in Italia e Grecia con l’obiettivo di identificare, e se necessario neutralizzare, combattenti jihadisti. Evidentemente il pericolo c’è, anche se non si può dire.
Fa ovviamente sorridere che l’Unione, colpita pochi mesi fa nel cuore della sua capitale, a due passi dalle sue istituzioni, con una facilità disarmante, oggi si riscopra attenta alla minaccia terroristica, ma il segnale è chiaro: quelle che arrivano sui barconi non sono tutte “risorse”. L’operazione, coordinata dal Centro europeo contro il Terrorismo (Ectc) istituito dall’Ue all’inizio dell’anno, raggiungerà la piena operatività dopo l’estate, coinvolgendo decine di agenti. Ad annunciarlo è stato il colonnello Manuel Navarrete, il direttore dell’Ectc, in un’intervista al quotidiano spagnolo El Pais. I specialisti di Europol, i cosiddetti “guest officers”, hanno come obiettivo aiutare le autorità dei due paesi “a identificare i possibili terroristi, persone che avendo l’opportunità di sfruttare questo flusso di migliaia di rifugiati possono nascondersi tra di loro ed entrare in Europa. Il rischio esiste ed è un nuovo concetto che stiamo sviluppando”.
Per Navarrete “è fondamentale smantellare le reti di immigrazione illegale, che possono, a qualsiasi prezzo, far entrare i terroristi. Lottando contro le reti di immigrazione irregolare partecipiamo alla guerra contro il traffico di essere umani e tocchiamo anche il tema della sicurezza, così importante per tutti”.
Giuliano Lebelli
1 commento
Magari se ogni tanto i servizi antiterrorismo facessero una visitina nelle grandi città, in particolare nei quartieri dell’alta borghesia, potremmo stare sicuramente più tranquilli, visto da dove nasce questo fenomeno tanto esaltato chiamato “terrorismo islamico”.
Per esempio, vi ricordate dove si fermarono con la Citroën nera i terroristi di Charlie Hebdo??