Roma, 23 gen – “Un abisso di disorganizzazione, di incapacità di gestire questa situazione da parte del governo”. Avevamo intervistato il dottor Giuseppe Fassardi, chirurgo d’urgenza in pensione tornato in servizio per combattere il Covid, a fine marzo 2020 chiedendogli delucidazioni e qualche punto di vista da medico riguardo il virus che sta piegando il mondo. A distanza di quasi un anno, abbiamo voluto risentirlo per cercare di capire l’evoluzione e l’andamento della situazione in Italia. Durante la prima ondata si è contagiato, motivo per il quale può fornirci anche qualche spunto dal punto di vista personale e non solo prettamente sanitario. C’è davvero da aver paura o l’esecutivo sta calcando un po’ troppo la mano?
Durante la prima ondata c’è stata la sensazione, confermata poi dai fatti soprattutto nella prima parte, che i medici non sapessero realmente come curare la malattia e provassero semplicemente a limitarne i danni. È ancora così la situazione o, col passare del tempo, la sanità sta riuscendo a curarla sempre più miratamente?
Riguardo le terapie ancora si brancola nel buio, non c’è ancora una cura specifica ma vengono fatte solo cure sintomatiche. Non c’è niente che vada ad annientare il virus, si vanno a cercare terapie che vadano a limitare i sintomi che sono quasi sempre respiratori. Ci sono ovviamente anche terapie di supporto. La priorità assoluta, dal mio punto di vista, era ed è tutt’ora la ricerca nella maniera più intensiva possibile di una terapia vera e propria. Sicuramente se avessimo avuto a disposizione delle terapie più efficaci l’impatto sarebbe stato minore.
Il governo sta cambiando idea ogni due per tre a colpi di Dpcm e zone di vario colore, quanto sono realmente utili tutte queste restrizioni? Sono davvero così importanti e la situazione è davvero così drastica?
Se parliamo di governo allora lì cadiamo in un abisso di disorganizzazione, di incapacità di gestire questa situazione. Penso che sia una cosa sotto gli occhi di tutti, sanitari e non. Nella fase iniziale, non sapendo come fosse realmente il Covid e come si sarebbe diffuso, si poteva anche in parte giustificare. Adesso non è più giustificabile perché come vedi si fa fatica a trovare persone da inserire nei vari staff sanitari. Io ho quasi 67 anni, voglio dire. Però ci sono da curare anche tutte le altre patologie, non c’è solo il Covid.
Questo virus ha focalizzato il problema solo su sé stesso, ma ci sono tutti gli altri a cui dobbiamo porre rimedio come per esempio i tumori, chi ha emergenze chirurgiche e chi ha altre patologie che si trovano da quasi un anno questo rallentamento dell’attenzione nei confronti delle altre malattie che è una cosa gravissima perché si allungano ovviamente i tempi d’attesa. C’è gente che deve fare un esame e va molto difficilmente in ospedale perché ha paura di prendere il virus e magari peggiora la sua malattia nella paura di diventare positivo o di diventare asintomatico.
La verità è che si rischia molto di più a non considerare le malattie che ci sono, rispetto che diventare positivo asintomatico. La politica in questo caso è stata completamente assente perché non è stata programmata né prima né durante l’assunzione di personale sanitario. E’ vero, magari il nuovo personale poteva essere non perfettamente preparato, ma nel frattempo venivano messe delle unità lavorative importanti. Innanzitutto per dare lavoro ai giovani, poi a livello continuativo. Ora invece gli propongono contratti giusto per qualche mese per fare solo alcune delle mansioni. Così però questi ragazzi non si prepareranno mai. Passa questo lasso di tempo e poi cosa succede?
Si doveva iniziare a impostare un discorso di prevenzione e di cura nell’aspetto sanitario a inizio pandemia, cosa che non è stata assolutamente fatta. Il problema è prettamente politico, non sanitario. Una mancanza gravissima di questo governo, ma anche dei precedenti, è che non hanno fatto un efficace piano di pandemia.
Mentre i vari Stati somministrano il vaccino, diversi medici e diversi virologi hanno creato una spaccatura sulla differenza di pensiero riguardo l’efficienza del siero anti Covid. Qual è il tuo pensiero da medico a riguardo?
Di solito una vaccinazione non si fa durante una pandemia. La vaccinazione si fa per prevenire la pandemia stessa. Non avendo puntato sulla terapia ma avendo puntato tutto sul vaccino, hanno totalmente enfatizzato quest’ultimo, come se una persona facendo il vaccino sia automaticamente salvo da tutto il resto delle malattie. C’è anche da tenere sicuramente conto dell’aspetto economico che noi sappiamo che esiste. Grandi effetti collaterali, tuttavia non ce ne sono. Il personale medico è stato tutto vaccinato.
A parte che ho fatto la malattia e non si sa ancora se la copertura del vaccino ha efficacia anche se la malattia è già stata fatta. Ho fatto il vaccino per potermi anche muovere, visto che si parla di documenti che attestano per girare in altri paesi ed addirittura in Italia. Ma non penso che il vaccino metta a riparo da una variazione seria del virus. Penso che nessuno abbia la bacchetta magica. Le gente aveva questa grande aspettativa sul vaccino e la notizia è stata enfatizzata. La realtà è che questo virus, come ogni malattia di questo tipo, riduce la virulenza anche se il contagio c’è sempre. Ultima nota: col vaccino si riduce la diffusione della malattia ma non la curi.
Il governo attuale sta dando ai cittadini colpe sull’intasamento di ospedali e, in particolar modo, di terapie intensive. Ha avuto mesi di tempo per prepararsi ad una seconda ondata che lui stesso aveva predetto ma non ha fatto niente per rafforzare la sanità che era appena uscita in ginocchio da una dura situazione. Nei corridoi si respira lo stesso clima teso e colmo di stanchezza come quando ci siamo sentiti mesi fa, o va meglio?
Io lavoro in una struttura privata dove, a cicli, si chiudono certe attività (per esempio si riducono le attività chirurgiche) e si aprono i reparti Covid. In questo momento abbiamo tre reparti Covid positivi. Se dovesse diminuire il contagio, come sta succedendo ora, a questo punto riduciamo questo tipo di attività dando più spazio ad altre. Le persone che hanno più contatto con i malati sono gli infermieri, gli Oss ed i volontari e personale delle ambulanze. Loro hanno fatto un’attività eccezionale in questo anno, assolutamente non riconosciuta. “Andrà tutto bene”, “Siete i nostri eroi”, poi però è finita lì.
Dal punto di vista medico ti posso dire che abbiamo dei percorsi chiusi. Dal punto di vista infermieristico cambia invece la situazione in quanto sono quelli più esposti. Se un infermiere diventa positivo deve stare a casa in quarantena (come tutti d’altronde) ma l’ospedale non può rimanere scoperto e si genera un problema di personale. Lo Stato ha fatto dei concorsi per provare a sostituire appunto gli infermieri ammalati, ma è molto difficile. Fortunatamente la pandemia sta diminuendo ma è un settore che si trova fortemente in crisi perché la quarantena tiene lontano molti lavoratori.
E’ una situazione che ci sta creando molti problemi. Ho 67 anni e faccio tre lavori: reparto Covid, endoscopie e chirurgia. Il problema è che, non essendoci stata previsione di pandemia, non c’è stata neanche una programmazione efficace.
Gli italiani si sono comportati da popolo unito durante la prima ondata Covid ed ognuno ha aiutato il prossimo come poteva, mentre il governo ha pensato ad altro come per esempio al bonus monopattino. Quanto ha influito e quanto sta influendo tutt’ora questo grande cuore italiano che si è dimostrato pronto ad aiutare la propria nazione ed i propri cittadini?
La solidarietà è andata pian piano scemando anche, e soprattutto, perché c’è un gravissimo problema di base economico. Inizialmente questo virus sembrava che dovesse durare poco però, dal punto di vista economico, penso sia stato un massacro perché mette in condizioni tante persone di incominciare a preoccuparsi di riuscire ad arrivare alla fine del mese. Il virus ha diviso l’Italia in due colpendo il nord molto di più e, dal punto di vista economico, ha creato questa situazione tremenda. Quando manca l’economia, purtroppo viene a mancare anche la solidarietà in quanto si trasforma in un problema di sussistenza.
Fortunatamente i malati diminuiscono, pian pianino diminuiranno anche i morti, la malattia non sparirà mai (come ogni altra malattia al mondo) quindi diventa fondamentale imparare a convivere con questo virus. Cosa che la politica non ha assolutamente capito. Continuano ad insistere sulle misure di prevenzione e Dpcm ma non capiscono che il problema sono gli ospedali, case di riposo, pronto soccorso ecc.
Simone Moroni
2 comments
Non è che non capiscono.
Più che altro abbiamo l’impressionane che fanno finta di non capire.
Ma al primo buon scossone viene giù tutto:
[…] della Repubblica. I fatti di cui è accusato il medico risalgono a marzo dell’anno scorso, nel pieno della pandemia. I carabinieri del Nas di Brescia hanno indagato su alcuni decessi avvenuti presso il pronto […]