Roma, 27 giu – Arriva (seppur tardivo) il mea culpa di Figliuolo: “Su Astrazeneca potevamo comunicare meglio“. “Nonostante tutto i nostri concittadini hanno dimostrato di essere migliori di questa confusione che si è creata. Su Astrazeneca ci sono state più di 10 indicazioni diverse nel tempo, ma questo è figlio di un virus nuovo e sconosciuto e dei progressi della farmacovigilanza”. Così il commissario straordinario per l’emergenza Covid, ospite a Domenica In, ammette il caos comunicativo di governo e istituzioni sul vaccino anglo-svedese.
Figliuolo: “Su Astrazeneca potevamo comunicare meglio”
Figliuolo spiega il brutto pasticcio sulle indicazioni per la somministrazione di Astrazeneca. “Probabilmente si poteva comunicare meglio. Ci sono state delle motivazioni da parte della gente. In un’altra condizione si utilizzava tutto quello che avevamo per far calare la curva dei contagi, ora invece possiamo usare altri vaccini per l’eterologa con la seconda dose” del preparato anglo-svedese. Pertanto, spiega, “continuiamo con le seconde dosi Astrazeneca sopra i 60 anni, sotto i 60 si fa la cosiddetta eterologa“.
“A settembre, con l’80% di vaccinati, raggiungeremo l’immunità di gregge”
“I giovani devono poter tornare in discoteca con atteggiamento responsabile e con il green pass”, aggiunge poi il commissario. E sui prossimi obiettivi, assicura che l’immunità di gregge in Italia, che “è all’80% dei 54 milioni della platea di vaccinabili”, sarà raggiunta. “Sono assolutamente convinto che raggiungeremo questo obiettivo a fine settembre” (qui i dati aggiornati sulla campagna). “Ma bisogna andarsi a vaccinare – ribadisce – , come dimostra anche l’esperienza di altri Paesi a un certo punto si fa fatica a trovare i vaccinandi. Ma di vaccini a Rna (Pfizer e Moderna) ne abbiamo a sufficienza, a luglio solo poco meno di giugno. Ora usiamo Astrazeneca solo per la seconda dose agli over 60 e Johnson per le persone difficili da individuare o per categorie particolarmente mobili”.
“Ho subito cercato la collaborazione con le regioni”
Poi il generale si sofferma sul rapporto con le regioni. “Appena mi sono insediato con la mia squadra – racconta – abbiamo cercato di mettere a punto un piano attuabile e sostenibile ma soprattutto di trovare la collaborazione con i presidenti delle regioni e delle province autonome perché bisognava ridare ai cittadini fiducia nelle istituzioni”. Figliuolo spiega che ”si è trattato di mettere a sistema l’arrivo delle dosi con la capacità di somministrarle pensando ai grandi hub ma anche alle persone che magari sono allettate”.
“Sono al servizio dell’Italia”
Nel corso dell’intervista, la Venier – alla sua ultima puntata della stagione – ha chiesto al commissario anche fino a quando continuerà il suo lavoro, insomma per quanto tempo ancora resterà in piedi la struttura (emergenziale, lo ricordiamo) di cui è al comando. “Adesso credo che ancora un po’ si andrà avanti, ora lo stato d’emergenza teoricamente finirà a fine luglio, ma finché ce ne sarà bisogno la struttura c’è e io sono al servizio dell’Italia. Spero che presto torneremo ad abbracciarci”, conclude Figliuolo.
Adolfo Spezzaferro
2 comments
[…] Il mea culpa di Figliuolo: “Su Astrazeneca potevamo comunicare meglio” […]
[…] under 60”. Il problema c’è: le dosi non bastano, mentre di fiale di Astrazeneca, dopo tutto il caos scatenato dalle varie restrizioni sulla somministrazione, ce ne sono pure troppe. Da qui la “genialata” di riproporlo (così come il monodose Johnson […]