Roma, 17 gen – Come ogni anno, entro la fine del mese di gennaio, il Ministero dell’Istruzione rivelerà le materie della famigerata seconda prova dell’esame di Stato, dando così ufficialmente via al conto alla rovescia per la maturità 2024. La conclusione del percorso di studi superiori questa volta sarà lo spauracchio di circa 500mila studenti. Il ministro Valditara ha comunicato che l’esame non subirà nessuna modifica, rimanendo così invariata la struttura fondamentale: “Ci limiteremo ad una manutenzione della versione attuale. Nel colloquio terremo conto delle criticità emerse lo scorso anno; quindi, chiariremo la natura dialogica della prova, sondando la capacità degli studenti di spaziare tra le discipline”, queste le parole del ministro a La Stampa.
La maturità 2024 resta uguale
La prima prova, uguale per tutti gli studenti, è stata fissata per il 19 giugno: sette tracce suddivise in tre tipologie: due analisi del testo, tre tracce di testo argomentativo e due temi di attualità. Il giorno successivo, invece, sarà la volta della seconda prova basata sulle materie di indirizzo. Per quanto riguarda gli orali, in partenza generalmente dalla settimana successiva, sarà assegnato ad ogni maturando un argomento dal quale iniziare il colloquio e cercare di collegare più materie possibili. La discussione concluderà con la presentazione delle esperienze di alternanza scuola-lavoro (Pcto) e la correzione degli scritti.
I fallimenti del ministro Valditara
Nulla di nuovo quindi, il solito esame vecchio, preconfezionato ed infarcito di nozionismi: prove Invalsi come requisito di ammissione e i percorsi di alternanza scuola-lavoro come oggetti della discussione finale. Mentre l’anno scorso il ministro Valditara aveva annunciato con orgoglio che l’esame di Stato sarebbe stato svolto “come prima del Covid” per un “ritorno alla normalità” che non aveva nulla di positivo, quest’anno si sta cercando di sorpassare il nodo maturità, da anni sotto la lente d’ingrandimento. I problemi del ministro ora sono ben altri: il fallimento della proposta del Liceo Made in Italy e la disastrosa nuova riforma per gli istituti tecnici e professionali che spalanca le porte della scuola sempre più ai privati e all’aziendalizzazione.
Andrea Grieco