Roma, 3 mar – Ogni donna innocente uccisa è di troppo, per carità. Ma, a vedere i dati Ue circa la violenza di genere, sembra proprio che l’emergenza nazionale paventata da alcuni media, con tanto di creazione dell’orribile neologismo “femminicidio”, esista solo nell’ideologia, non nella realtà. Secondo l’Agenzia per i diritti fondamentali dell’Unione europea, i Paesi in cui la violenza contro le donne è più comune sono quelli del Nord Europa. L’Italia non è neanche a mezza classifica, si attesta anzi sotto la metà della graduatoria, ben al di sotto della media europea: nel nostro Paese le donne vittime di violenza fisica o sessuale dai 15 anni in poi rappresentano il 27%, a fronte del 52% in Danimarca, del 47% in Finlandia, del 46% in Svezia, del 45% nei Paesi Bassi e del 44% in Francia e Regno Unito.
La stessa tendenza sarebbe confermata anche se si analizza il fenomeno solo dal punto di vista delle molestie sessuali (15% in Italia, 32% in Danimarca, 27% in Svezia e Paesi Bassi, 24% in Francia e Belgio). Per quanto riguarda specificatamente la violenza subita dai partner, il quadro non cambia: l’Italia si attesta nella fasce più basse (15-20%), mentre nella parte alta della classifica si confermano i Paesi del Nord Europa e i Paesi dell’Est.
Un’altra rilevazione sugli stupri “percepiti” racconta che in Italia il 90% delle donne pensa che la violenza sessuale sia un fenomeno dilagante, anche se gli episodi rilevati non arrivano al 20%. E chissà che sull’argomento non incidano anche certe campagna allarmistiche e colpevolizzanti per l’intero genere maschile. C’è, infine, un quesito che varrebbe la pena porsi, ma su cui i dati Ue non ci daranno risposta: quanto incide l’immigrazione nei dati allarmanti che vengono dal nord Europa?
Giuliano Lebelli