Lecce, 26 ott – Il disagio sociale sta aumentando in maniera esponenziale e visibile. Le nuove misure restrittive adottate dal governo hanno gettato nella disperazione intere categorie di esercenti già duramente provati dal lockdown e dalle spese sostenute per adeguarsi al distanziamento sociale. Iniziano così, oltre alle tensioni di piazza, anche gli episodi di disobbedienza civile contro le misure di chiusura obbligatoria previste dall’ultimo Dpcm. Una drammatica protesta in questo senso ci arriva da Taviano, in provincia di Lecce, dove Antonio Mosticchio, titolare del cinema Multiplex Sala Fasano, ha deciso di rimanere comunque aperto.
Io resto aperto
«All’ingresso ho affisso un cartello con la scritta “Io resto aperto”: tenere il cinema aperto è una forma di disobbedienza civile per protesta contro questa chiusura che non ha senso perché il cinema resta tra i luoghi più sicuri e controllati», queste le sue dichiarazioni riportate dell’Ansa. Mosticchio ricorda poi con grande amarezza i danni patiti non solo dalle chiusure imposte dal lungo lockdown, ma anche dalle misure emanate dal Comitato tecnico scientifico e fatte proprie dal governo nei vari Dpcm che si sono avvicendati nel corso dei mesi. Nelle sconsolate parole dell’esercente c’è tutto il dramma di un intero Paese: «Io dal lockdown di primavera ho avuto un danno di oltre 60mila euro, ora con questa nuovo stop rischio davvero di chiudere. Mi sono arrivate voci secondo le quali la Questura manderà addirittura la Digos per chiudermi. Io sarò aperto, mi dovranno chiudere loro».
Sollevazione generale
Gli esercenti di cinema e teatri e lavoratori della cultura, come pure proprietari e gestori di ristoranti, contestano al governo la scarsa trasparenza nei dati che indicherebbero nelle loro attività un veicolo privilegiato di contagio; nel frattempo l’esecutivo tace inspiegabilmente su scuole e soprattutto sui mezzi pubblici. Il settore della cultura in particolare è in grande fermento e molti volti noti dello spettacolo sono già scesi in campo, sui social network e in televisione, lanciando strali contro il governo.
Cristina Gauri