Roma, 17 feb — Siamo stati tutti adolescenti, siamo tutti passati attraverso quella fase clownesca in cui ci sentivamo spinti a differenziarci dalla massa, a cercare una nostra identità al di fuori della dimensione famigliare rimanendo, al contempo, saldamente ancorati al conformismo di gruppo adottando uno spettro di comportamenti che spaziava dall’estremo al semplicemente grottesco-imbarazzante.
Passano le generazioni ma il fenomeno non muta nella sua essenza: cambiano solo le modalità e la pericolosità di tali atteggiamenti, ampliati dall’utilizzo pervasivo e capillare dei social, in particolare TikTok, sul quale si susseguono a ciclo continuo le sfide o challenge sempre diverse, di varia natura e pericolosità (alcune con esiti mortali o altamente invalidanti) a cui gli adolescenti sono continuamente chiamati ad aderire. L’ultima di queste tendenze, la «cicatrice francese», sta in particolare mettendo in allarme famiglie e educatori, tanto da spingere la Polizia postale a diffondere un comunicato sull’argomento.
Da dove arriva la cicatrice francese
«La sfida consiste nel procurarsi uno o più ematomi sullo zigomo stringendo con forza la cute tra le dita, sino a lasciare un segno livido evidente. L’intento è quello di assumere un aspetto più rude e temerario, mostrando i segni di una fittizia colluttazione», spiegano dal portale delle forze dell’ordine. «E’ evidente che quel che si ottiene è invece una temporanea deturpazione del viso, i cui esiti però, possono durare diverse settimane, producendo talvolta danni alla cute, anche gravi». Viene chiamata «cicatrice francese» perché si ispira ai segni rossi che la milizia dei Volontaires de la sécurité nationale istituita dal dittatore haitiano François Duvalier (meglio noto come Papa Doc) era solita farsi al volto come prova di forza.
Spunta di nuovo il modello banlieue
Denunciano la tendenza, che si sta diffondendo a macchia d’olio tra i ragazzini, alcune scuole medie del Bolognese e del Veronese. Intervengono sociologi e psichiatri, l’AdnKronos scomoda Paolo Crepet che parla di «disagio, una solitudine e una certa carica di odio nei confronti di altri e di sé stessi», ma a tutti sembra sfuggire un piccolo particolare che a chi vi scrive, invece, appare cristallino: la nuova moda è esplosa in Francia, tracimando direttamente dalle banlieue e dalla realtà sociale dei «nuovi francesi» di origine subsahariana e magrebina.
E’ chiaro che a nessun francese bianco verrebbe in mente di rievocare le gesta di Duvalier ferendosi il volto; e del resto, basta farsi un giro su TikTok per trovare conferma delle etnie maggiormente coinvolte nella sfida. L’importazione del modello banlieue in Italia, con tutto il suo carico di disagio e di problemi legati all’ordine pubblico e alla criminalità giovanile, passa dunque anche attraverso i canali di TikTok, dove i ragazzini italiani sognano di essere i nuovi nordafricani, mentre questi ultimi rivendicano fedelmente la loro terra e a loro cultura di provenienza pur trovandosi in suolo italiano. Il problema, dunque, non riguarda qualche pizzicotto sulle guance, ma l’indifferenza, o meglio l’ostinata tendenza a ignorare il «convitato di pietra» della questione. Tendenza che ci sta gettando dritti nelle braccia di una realtà che non vorremmo assaggiare: quella francese e nordeuropea, dove interi segmenti della società sono ormai ostaggio di queste dinamiche.
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