Roma, 7 nov. – Siamo ormai abituati al peggio quando sentiamo parlare di giustizia italiana. Non c’è giorno, settimana o mese che la nostra magistratura non ci colpisca con qualche assurda presa di posizione, decisione o assurdo giudizio. Quello di cui vi parliamo oggi però è un caso che ha veramente dell’assurdo, supererebbe l’immaginazione del più bravo scrittore di romanzi drammatici. Stiamo parlando della storia di Ermes Mattielli, proprio quell’uomo che in vita sua è stato costretto a subire per decine di volte l’umiliazione di un furto dentro casa. Proprio in questi giorni l’anziano rigattiere ha lasciato la vita terrena, ma la sua triste sorte non sembra avergli dato pace neanche nel momento della morte.
Ermes è stato condannato a 5 anni di reclusione per aver difeso la sua proprietà e la sua incolumità nella sera del 13 giugno del 2006, sparando ai due rom che si erano introdotti abusivamente in casa sua per commettere l’ennesimo furto. Viene incriminato per tentato omicidio, prendendosi anche a carico una condanna pecuniaria di ben 135mila euro, come risarcimento per i “poveri” ladri che più volte avevano ripulito la residenza di Mattielli. Dopo la rinuncia dei beni materiali del condannato (una casetta e un piccolo magazzino) da parte dei suoi familiari, automaticamente le sue proprietà sono state trasferite nelle mani dello Stato che, secondo la legge, dovrà a sua volta trasferire gli immobili a coloro che non potranno mai essere risarciti, dopo il decesso di Ermes, i quali potranno decidere di vendere ciò che entrerà in loro possesso oppure andare a vivere proprio all’interno dell’abitazione del povero defunto.
Siamo davvero di fronte a un caso nel quale la realtà supera la fantasia, i due criminali che hanno tentato più volte di svaligiare un’abitazione di un onesto cittadino, potranno addirittura trasferirsi tranquillamente nella stessa abitazione, dopo aver ricevuto una semplice condanna a 4 mesi di reclusione. Ermes, dopo umiliazioni e sofferenze, è morto di crepacuore, è stato trattato da coloro i quali avrebbero dovuto difendere la sua incolumità come il peggiore dei criminali. E come ricompensa post mortem il suo nome dovrà essere ancora una volta colpito da una vergognosa ingiustizia, quella di vedere i suoi aggressori seriali, impossessarsi di quello che è stato in vita il suo tetto e il suo focolare domestico.
Mauro Pecchia