Roma, 17 ott – I media negli ultimi anni ci hanno abituato a pensare che i poveri fossero qualcosa di necessariamente esotico, che la fame fosse qualcosa che appartenesse all’altro e mai al proprio vicino di casa, al proprio quartiere oppure alla propria città. La sola povertà è quella proveniente dall’estero, quella dei disgraziati che vengono in Europa a tentare la fortuna. Chiunque dichiari il contrario generalmente viene etichettato come un pazzo, un populista. Ma a quanto pare questi “pazzi” qualche ragione ce l’avranno pure, e uno degli elementi che ce lo fa pensare è proprio quello scaturito dal Rapporto 2016 della Caritas sulla povertà. Secondo questo dossier nel Mezzogiorno gli italiani che cercano aiuto perché in condizioni d’indigenza sono il 66,6%, il restante sono stranieri, cioè meno della metà.
Il modello italiano di povertà a cui siamo abituati, che vedeva gli anziani più indigenti, non è più valido: oggi la povertà colpisce proprio le fasce più giovani. La persistente crisi del lavoro sta ancora penalizzando giovani e giovanissimi in cerca di occupazione e gli adulti rimasti senza impiego.
Per quanto riguarda il sesso, nel 2015 per la prima volta risulta esserci una parità di richieste tra maschi (49,9%) e femmine (50,1%). L’età media delle persone che si sono rivolte ai Centri Caritas è 44 anni. Tra i beneficiari prevalgono le persone coniugate (47,8%). I disoccupati e inoccupati rappresentano il 60,8% del totale.
Mauro Pecchia
1 commento
posso confermarvelo, faccio volontariato è so per certo che la maggior parte delle persone che si rivolgono ai banchi alimentari e per richieste di vestiario o difficoltà nel pagare le bollette sono per lo più italiani.
In oltre il loro numero è in continuo aumento.
Gli stranieri hanno maggiori possibilità di accesso anche alle liste di collocamento lavorativo.
La forbice sociale si sta silenziosamente allargando.