Roma, 1 apr — Un business di falsi matrimoni tra donne italiane indigenti e clandestini in cerca di permesso di soggiorno. Non c’è davvero pace sul fronte migratorio per la Sicilia. Come se non bastassero i sempre più copiosi sbarchi e l’emergenza Covid, continuano le operazioni di polizia che finiscono per smascherare il giro di affari attorno all’immigrazione clandestina.
Falsi matrimoni tra italiane e immigrati
In questo caso è stata la Guardia di Finanza, nell’ambito di una operazione assai significativamente nominata Wedding Planner, a mettere in luce una «agenzia matrimoniale» decisamente peculiare. Organizzazione chiaramente abusiva, faceva convolare a nozze donne single bisognose di denaro con immigrati desiderosi, al contrario, di una scorciatoia per ottenere il permesso di soggiorno e la agognata permanenza su suolo italiano. Tre gli indagati, nell’ambito della operazione coordinata dalla Procura di Ragusa, tra i quali un vigile urbano di Comiso.
Corruzione e favoreggiamento immigrazione clandestina
Dietro richiesta del pubblico ministero, il Giudice per le indagini preliminari ha disposto le misure cautelari dell’obbligo di dimora per la organizzatrice del business, una donna di 52 anni originaria di Pomezia, in provincia di Roma, e per una sua sodale di Comiso, di 40 anni. Ha inoltre disposto l’interdizione per sei mesi dai pubblici uffici per il vigile urbano, di 63 anni, in servizio proprio a Comiso. I reati loro contestati sono quelli di corruzione e di favoreggiamento della immigrazione clandestina.
5mila euro per sposarsi
L’indagine ha permesso di appurare che le modalità operative del sodalizio erano standard e in linea con precedenti esperienze di malaffare. Era stata formata una rete di donne single e bisognose di denaro, non solo di Ragusa ma anche di altre province siciliane. Alle donne venivano promessi 5000 euro laddove le stesse avessero sposato immigrati sconosciuti, al fine di permettere a questi ultimi di ottenere i documenti essenziali per la permanenza in Italia. Ingegnosa la messa in scena dei falsi matrimoni, con tanto di testimoni, invitati, sala comunale addobbata e persino la torta per festeggiare degnamente il matrimonio. Il tutto poi destinato a durare lo spazio di un mattino, visto che subito dopo si ufficializzavano le pratiche per il matrimonio breve.
Il vigile colluso con il business dei falsi matrimoni percepiva il Rdc
L’organizzazione aveva nella propria disponibilità anche un immobile, dichiarato ufficialmente inagibile ma funzionale per dichiarare la residenza degli sposi al fine di semplificare le pratiche. In questo senso andavano tutte a buon fine le richieste inoltrate mediante l’esibizione di falsi contratti locatizi registrati alla Agenzia delle Entrate. Per cento euro a pratica, infatti, il vigile urbano confermava le residenze acquisite nell’immobile. Il vigile, peraltro, risulta anche percettore di reddito di cittadinanza da un anno. Le fiamme gialle hanno rinvenuto nel complesso ben 28 falsi contratti locatizi e cinque falsi matrimoni.
Cristina Gauri