Roma, 27 apr – Continuano le forti proteste anti-immigrazione in Irlanda. Nella cittadina di Newtownmountkennedy, contea di Wicklow, situata verso la parte orientale dell’isola (provincia di Leinster) sono scoppiati negli ultimi giorni pesanti incidenti che hanno visto fronteggiarsi la popolazione locale e la Garda (il corpo di polizia della repubblica d’Irlanda). Causa scatenante dei disordini è stata la decisione da parte del governo di aprire un nuovo centro per immigrati, fatto che, in un paese di poco più di duemila persone, ha infuocato la rabbia degli abitanti già esasperati dai costanti disagi portati dall’immigrazione di massa.
In Irlanda rischio escalation di violenze
Lo stesso Taoiseach (il primo ministro irlandese) Simon Harris, leader del partito di centrodestra liberal-conservatore Fine Gael e a capo del governo da inizio aprile, ha sottolineato il rischio di escalation in merito alla questione immigrazione nell’isola. Le ultime violenze, culminate con l’incendio del centro immigrati e gli attacchi alla polizia, sono seguite a più di sei settimane di proteste da parte della cittadinanza della zona. Tutto ciò a evidenziare come la questione legata all’elevato numero di stranieri sia percepita dal popolo irlandese come di assoluta importanza.
Una polveriera pronta ad esplodere
La protesta anti-immigrazione sta crescendo in molte nazioni europee. L’Irlanda da mesi è scossa da continue manifestazioni di malcontento per le scelte politiche di certa classe politica asservita a lobby globaliste che hanno riempito il Paese di immigrati per anni, dando interesse solamente alle tematiche dei diritti Lgbt e follie green. L’immigrazione record, che ha portato oggi il 20% della popolazione ad essere nato fuori dai confini nazionali, unita all’abbandono delle nuove generazioni irlandesi colpite da una profonda crisi abitativa ha portato l’isola a trasformarsi in una vera e propria polveriera sul punto di esplodere.
Andrea Grieco