Roma, 10 dic – Può l’intera questione dell’immigrazione, fino ad ora gestita come se il nostro paese fosse il bengodi degli scafisti e dei trafficanti di esseri umani, condita da un buonismo che ha fatto più morti che altro, da tragedia (per tutti) finire in farsa? Sembra che la risposta sia affermativa, specie se a mettercisi in mezzo è la Commissione Europea.
Sì, perché nonostante l’impegno profuso dall’Italia negli ultimi anni, a detta di Bruxelles non abbiamo fatto bene il nostro dovere. E così è in sui nastri di partenza l’ennesima procedura di infrazione. Il richiamo da parte della Ue dovrebbe cominciare il suo iter, salvo marce indietro dell’ultimo minuto, nella giornata di oggi. All’Italia viene contestata la “non corretta applicazione del regolamento europeo” in merito alla raccolta delle impronte digitali degli immigrati sbarcati sulle nostre coste. Le impronte, una volta raccolte, sono caricate nel sistema Eurodac, il database comunitario dei richiedenti asilo.
La mancata raccolta non è ascrivibile ad una generica “colpa” dell’Italia, in quanto nella maggior parte dei casi sono gli immigrati stessi (principalmente siriani ed eritrei) a non volersi sottoporre alla procedura. Rischiando così, peraltro, di vedersi negato l’accoglimento della domanda di protezione.
Insieme all’Italia, ad essere sotto l’occhio della Commissione Ue – sempre per la stessa procedura – sono anche Malta e Grecia. Tolta la piccola isola, rimangono i due paesi che più di tutti hanno dovuto sopportare i picchi di ondate migratorie. Non ricevendo alcun tipo di aiuto da parte di un’Unione capace, evidentemente, di farsi sentire solo quando c’è da riscuotere le tasse e mandare qualcuno in infrazione.
Roberto Derta