Roma, 17 gen – A Trento le femministe di “Non una di meno” denunciano lo stupro compiuto ai danni di una loro attivista da parte di quello che definiscono un “compagno” che “si è sempre dichiarato alleato attraversando i nostri spazi pubblici”. Ma, nonostante l’appartenenza politica di quest’ultimo, riescono comunque nell’impresa di dare la colpa di tutto al patriarcato e al fascismo.
Lo stupratore è un compagno, ma per le femministe di “Non una di meno” è colpa del fascismo
Ormai per la sinistra il fascismo è un gigantesco uomo di paglia, quello alla base di ogni argomento fantoccio, da riempire di volta in volta con tutto ciò che non va e che di male accade nel mondo, con tutte le proprie ossessioni e proiezioni mentali, con tutta la propria inammissibile oscurità. Perfino la violenza compiuta da un compagno diventa una violenza fascista. Per ironia della sorte, tutto questo assomiglia alle contorsioni sul “fascismo degli antifascisti” della peggiore destra. Ma appunto tutto ciò si basa sulla menzogna, su un clamoroso errore di attribuzione al limite di un transfert psicanalitico. Con il caso di Trento raggiungiamo livelli parossistici. Non una di meno descrive quanto accaduto come una specie di fuoco amico e tradimento: “Ci troviamo ancora una volta a denunciare il mancato rispetto del consenso di una donna che non era in grado di esplicitarlo: in quel frangente ‘l’alleato’ ha esercitato in modo ancor più vigliacco e vile il proprio potere”. Senza tralasciare nemmeno aspetti vagamente paranoici: “Sorelle, guardiamoci sempre le spalle a vicenda, perché un uomo che si dichiara ‘alleato’ non è garanzia di rispetto e sicurezza”. E affermando la propria superiorità di fronte alla legge e la propria impermeabilità a qualsiasi dubbio: “Non abbiamo bisogno di tribunali che sanciscano se il fatto sussiste o meno”. Per poi finire leggendo il tutto attraverso le solite lenti dell’antifascismo: “Lo stupratore è il figlio sano del patriarcato: compagni in piazza, fascisti a casa!”. Una follia.
Un delirio in piena regola
Lo scollegamento tra Non una di meno e la realtà non poteva essere più grande. Non solo il fascismo non c’entra nulla con il fatto in questione, ma anche in generale è ben distante dall’essere un fattore decisivo quando si parla di violenze sessuali. Anzi, a pensarci bene è la sinistra ad avere un problema con gli stupri, come quando cerca di minimizzare la violenze compiute dagli stranieri pur di difendere la propria retorica immigrazionista, per tacere di casi come quello dello stupro di gruppo compiuto a Parma mentre si svolgeva una festa delle Rete Antifascista o le recenti accuse contro i collettivi di Bologna.
Michele Iozzino