Hanno battuto tutti sul tempo, i due gemellini contesi dell’ospedale Pertini di Roma. Nascendo il 3 agosto, infatti, hanno reso di fatto vana la decisione del giudice rispetto al ricorso dei genitori biologici, arrivata infine ieri sera.
Sorpresa dagli eventi a monte, la legge dovrà ora intervenire a valle. Di chi sono questi bambini? Decisione non facile: comunque si decida, il sentimento di qualcuno andrà calpestato. L’aspetto interessante, però, è un altro. Paolo, l’uomo che al momento è il padre legale, seppur non genetico, dei due bambini, ha usato questi argomenti per rivendicare la propria genitorialità: “Il rapporto che mia moglie ha con i bambini attraverso il cordone ombelicale è fondamentale. E la mia presenza al suo fianco in una fase così delicata non può essere trascurata. Basta consultare i volumi scientifici dell’epigenetica, ossia dell’adeguamento del Dna alle influenze dell’ambiente”. Per carità, la cosa ha un senso. La scrittrice Elena Loewenthal, su la Stampa, ha raccontato con toni ispirati il momento in cui “per la prima volta ti senti il bambino nella pancia, qualche settimana dopo che l’hai concepito. È un colpetto quasi impercettibile, come due piccole nocche che bussano sopra un cuscino. Ma non ti puoi confondere: è lui. Lei. Quel momento segna la tua consapevolezza di madre, disegna una felicità che non ha nulla a che vedere con tutto il resto. Afferma un reciproco possesso che di lì in poi avrà mille facce e momenti diversi, ma in fondo dice sempre la stessa cosa: siamo l’uno dell’altra”. Ora, non sappiamo quali giornali italiani arrivino in Canada, ma sarebbe bello se queste righe fossero lette anche dalla donna presa in affitto da Bj Barone e Frankie Nelson. Ricordate? Il caso è di qualche mese fa. La foto della coppia gay con in braccio il piccolo Milo, appena nato, fece “commuovere il web”. Sullo sfondo, stravolta, la donna-incubatrice il cui utero era stato prestato dietro lauto compenso per assicurare una prole ai due uomini. Una donna che aveva vissuto la stessa magia di cui sopra, salvo essere sbolognata alla scadenza del contratto a termine di nove mesi. Con tanti saluti all’epigenetica. All’epoca, chi si era posto il problema interrompendo la commozione globale era stato fatto passare per omofobo. Ora riscopriamo l’incanto del pancione e i sentimenti che passano per il cordone ombelicale. E sia, commuoviamoci ancora. Ma una buona volta dovremo pur metterci d’accordo.
Adriano Scianca
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