Roma, 22 feb – La nostra casa, lo spazio intimo, privato e inviolabile più caro a ciascuno, è sempre più nel mirino dei ladri. Secondo il Censis, i furti nelle abitazioni, o almeno quelli denunciati, sono passati dai quasi 111mila del 2004 agli oltre 251mila del 2013, ultimo anno di disponibilità dei dati appena resi pubblici, segnando un aumento record del 126,7%, di cui solo nell’ultimo anno del 5,9%. Si tratta di un aumento molto superiore rispetto all’andamento del numero totale dei reati (+19,6% nel periodo 2004-2013) e dei furti nel complesso (+6%), nonché in controtendenza rispetto all’andamento dei furti di autoveicoli (-32,2%) e degli omicidi (-29,7%).
A parte l’omicidio, che è un reato raro ed estremo, la diminuzione delle nuove immatricolazioni di autoveicoli e la crescente difficoltà della rivendita possono spiegare la relativa diminuzione del reato connesso. Che, poi, i ladri prediligano le abitazioni private, spiega il Censis, è anche dovuto al fatto che negozi, banche, uffici postali e centri commerciali sono maggiormente dotati di sistemi di sicurezza e sorveglianza, come le telecamere, inoltre nelle case un bottino da portare via c’è sempre e talvolta molto cospicuo.
Tornando ai numeri dei furti nelle abitazioni, in pratica nell’anno 2013 sono stati denunciati 689 furti al giorno, cioè 29 ogni ora, o uno ogni due minuti. Particolarmente allarmante anche l’aumento delle rapine in abitazione associate a violenza o minaccia ai proprietari: nel 2013 sono state 3.619, con una crescita vertiginosa nel decennio (+195,4%) e un incremento del 3,7% solo nell’ultimo anno.
La zona d’Italia più colpita è il Nord-Ovest, dove nell’ultimo anno i furti in abitazione sono stati 92.100, aumentati del 151% nel decennio. Oltre il 20% dei furti denunciati è avvenuto in tre province: Milano (19.214 reati), Torino (16.207) e Roma (15.779).
Considerando il numero di reati rispetto alla popolazione residente, in cima alla graduatoria delle province italiane più bersagliate si trovano Asti (9,2 furti in abitazione ogni mille abitanti), Pavia (7,1 ogni mille), Torino (7,1 ogni mille) e Ravenna (7,0 ogni mille). E le province in cui i furti in casa sono aumentati di più nell’ultimo decennio sono Forlì-Cesena (al primo posto, +312,9%), Mantova (+251,3%), Udine (+250,0%), Terni (+243,7%) e Bergamo (+234,3%). Tra le grandi città, gli aumenti maggiori si registrano a Milano (+229,2% nel periodo 2004-2013), Firenze (+177,3%), Torino (+172,6%), Padova (+143,3%), Palermo (+128,4%), Venezia (+120,9%), Roma (+120,6%), Bologna (+104,5%) e Verona (+103,4%).
Parallelamente, cresce la percezione del rischio e l’insicurezza della popolazione: dal 27,1% del totale nel 2010 al 30% nel 2014.
Per quanto riguarda le misure di contrasto a questa piaga microcriminale particolarmente odiosa, è da segnalare che nel 2013 sono state denunciate a piede libero per furti in abitazione oltre 15mila persone (+139,6% rispetto al 2004), di cui 1.366 minori (il 9% del totale), e sono state arrestate 6.628 persone, di cui 486 minori (il 7,3% del totale). Mentre i detenuti per furto in abitazione sono 3.530 nel 2014, con una crescita del 131,9% rispetto al 2007.
Infine si viene al punto: sempre secondo il Censis, l’aumento dei furti in abitazione non è capitato per caso, infatti nell’ultimo anno tra i denunciati a piede libero gli stranieri sono il 54,2% (8.627 persone), tra gli arrestati il 62% (4.112, cioè il 31,4% in più solo nell’ultimo anno), tra i detenuti il 42,3% (1.493). Facciamo una media tra denunciati e arrestati: il 58% dei furti in abitazione sono compiuti da stranieri.
Che possa sussistere una stretta relazione tra consistenza della popolazione straniera residente sul territorio nazionale e il numero di furti in abitazione è abbastanza evidente anche nel grafico a fianco, nonostante la temporanea diminuzione dei furti nelle abitazioni nel triennio 2008-2010, probabilmente dovuta al primo periodo più duro della crisi economica e, soprattutto, a un aumento della repressione praticato dall’ultimo governo Berlusconi – Lega.
Cerchiamo allora di capire quanto l’immigrazione selvaggia cui è stato soggetto il nostro paese almeno nell’ultimo decennio sia da ritenersi responsabile dell’aumento dei furti in abitazione.
La prima considerazione è che, secondo l’Istat, gli stranieri residenti in Italia nel 2013 erano 4,4 milioni cioè circa il 7,5% della popolazione residente, mentre secondo il Censis, come ricordato sopra, il 58% dei furti in abitazione sono attribuibili a stranieri. Ne consegue che la frequenza con cui questo reato viene compiuto da stranieri è ben 17 volte più elevata rispetto alla frequenza attribuibile agli Italiani.
Gli stranieri immigrati, insomma, delinquono 17 volte di più degli Italiani.
Rispetto ai numeri assoluti, nel 2013 agli stranieri immigrati sono attribuibili circa 146mila furti in abitazione, uno ogni circa 30 immigrati (il che non significa ovviamente che un immigrato su 30 sia un delinquente), mentre per gli Italiani il dato scende ad appena un furto ogni 540 persone.
Se questi reati non fossero avvenuti, cioè se non ci fossero stati gli stranieri immigrati, il numero di furti in abitazione sarebbe sceso ad “appena” 106mila che, come si vede, è perfino inferiore al numero degli stessi reati nel 2004 (111mila), anno nel quale – sempre secondo l’Istat – gli stranieri presenti in Italia erano 1,9 milioni, cioè circa il 3% della popolazione complessiva, cui potevano essere già allora attribuiti circa 60mila furti in abitazione.
Per quanto riguarda l’impatto economico, estrapolando i risultati di ricerche della fine degli anni ’90 del secolo scorso e adeguandoli all’inflazione, è possibile stimare un danno medio per furto in abitazione dell’ordine di 3500 euro che, moltiplicato per i 146mila furti attribuibili agli stranieri nel 2013, forma la bella cifra di oltre 500 milioni di euro in un solo anno. Somma che, per il 2014 – quando la popolazione immigrata era aumentata fino a 4,9 milioni – può stimarsi già cresciuta fino a circa 600 milioni.
In altre parole, gli stranieri immigrati ci costano, soltanto per i furti in abitazione, un danno economico aggiuntivo dell’ordine di 600 milioni di euro all’anno.
E il governo Renzi cosa fa? Paradossalmente, ma non troppo, nel dicembre scorso Renzi ha depenalizzato i reati di “particolare tenuità”, tra cui proprio i furti in abitazione, scatenando già all’epoca l’ira del leader della Lega Matteo Salvini che dichiarava: “Pazzesco. Il governo Renzi ha depenalizzato alcuni reati ‘lievi’, per cui niente galera per chi commette furto, danneggiamento, truffa e violenza privata. Con la sinistra al potere, l’Italia diventa il paradiso dei delinquenti. Non mi rassegno, la Lega farà opposizione totale a questa follia”. E di una vera e propria follia ideologica, secondo noi, si tratta.
Chi sa, poi, a quanto ammonta il danno complessivo della criminalità d’importazione se sommassimo ai furti in abitazione tutti gli altri reati, dalle altre forme di rapina, alla droga, alla vendita di merci contraffatte e così via: certamente, molti miliardi di euro ogni anno.
In ogni caso, la quota dei danni economici dovuti ai furti nelle abitazioni, oggi intorno a 600 milioni all’anno ma destinata ad aumentare in assenza di un controllo o meglio di un blocco dell’immigrazione, si somma a quella ancora più grande, anch’essa calcolata in esclusiva per questo giornale, pari a 4,2 miliardi di euro all’anno e legata agli incidenti stradali causati dagli immigrati, circa la metà della quale sarebbe evitabile se soltanto gli stranieri – albanesi e marocchini in testa – si comportassero al volante come gli Italiani.
Francesco Meneguzzo