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Eroe caduto a Nassiriya a 22 anni, Tfr negato ai genitori. Ecco perché

by Adolfo Spezzaferro
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nassiriya tfr

Roma, 28 set – Eroe morto in missione di pace, vittima del terrorismo, ma niente Tfr: una di quelle storie che non vorremmo sentire e che riguarda invece un giovane italiano caduto a Nassiriya a soli 22 anni. Il 17 maggio 2004 in Iraq, Matteo Vanzan, primo caporal maggiore dei lagunari è morto in combattimento. Il 22enne ha perso la vita a Nassiriya durante l’operazione Antica Babilonia. Ai familiari del militare, che è stato riconosciuto vittima del terrorismo, lo Stato ha però negato l’erogazione della liquidazione. Il motivo? Per l’Inps era un “volontario in ferma breve” quando partì da Camponogara (Venezia) per andare in missione di pace a Nassiriya.

Matteo Vanzan morto in missione di pace a 22 anni a Nassiriya

Come si legge sul sito Onore ai Caduti, “Matteo aveva svolto la leva obbligatoria nel corpo dei vigili del fuoco. Successivamente si era arruolato nell’Esercito, nel Reggimento dei Lagunari Serenissima, dove aveva maturato la decisione di essere volontariamente inviato a Nassiriya. Nel corso di uno scontro con dei miliziani ribelli, una granata di mortaio gli aveva reciso gravemente un’arteria femorale e dopo un disperato intervento chirurgico, il giovane caporale spirava a causa delle gravi ferite riportate“. Dopo la sua morte arrivarono la promozione a caporal maggiore e gli altri encomi. Il 7 aprile 2006 il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi conferì alla memoria di Vanzan la Croce d’onore riservata alle vittime degli atti di terrorismo o degli atti ostili impegnate in operazioni militari e civili all’estero.

Tfr negato “perché il militare era volontario in ferma breve”

Tutti riconoscimenti e onorificenze più che dovute. Ma a 17 anni di distanza, però, i genitori di Matteo ancora chiedono all’Inps il riconoscimento del trattamento di fine servizio, l’equivalente del Tfr per i dipendenti pubblici statali. La famiglia Vanzan ha dovuto prendere atto del rigetto espresso dall’Istituto di previdenza. Questo perché l’ente è convinto che “il militare, volontario in ferma breve all’epoca del decesso, non possa essere considerato titolare di un rapporto di impiego e non abbia perciò titolo all’erogazione del Tfs”.

Genitori si rivolgono al Tar, che rileva che ricorso potrebbe risultare inammissibile

Dopo il no dell’Istituto di previdenza, i genitori si sono rivolti al Tribunale amministrativo regionale, per chiedere la condanna dell’ente vigilato dal ministero del Lavoro al pagamento del Tfs. Condanna in base alla legge emanata proprio l’anno in cui è morto il giovane lagunare. Ma i giudici amministrativi hanno rilevato che “il ricorso potrebbe risultare inammissibile per difetto di giurisdizione“, in quanto la competenza sarebbe del tribunale ordinario.

Ora le parti hanno dieci giorni di tempo

Secondo il parere del Tar, “l’oggetto del giudizio appare polarizzato attorno all’accertamento del presupposto diritto all’erogazione delle provvidenze previste per le vittime del terrorismo”. Questo però, affermano i giudici amministrativi, “secondo un’interpretazione del contesto normativo, prospettata dai ricorrenti, volta ad assicurare in concreto quella prestazione generalizzata che la legge prevede anche a chi teoricamente ne sarebbe escluso“. “E che deve trovare una via interpretativa per evitare quella ingiustificata disparità di trattamento“, spiega il Tar. Disparità “che si realizzerebbe escludendo il caso in esame da una prestazione assicurata eccezionalmente anche ai lavoratori autonomi”, concludono i giudici amministrativi. Pertanto alle due parti sono stati dati dieci giorni di tempo, per presentare memorie in merito alla questione.

Dopo 17 anni, dunque, i genitori di Matteo dovranno aspettare ancora. Con l’auspicio che stavolta oltre agli onori e agli encomi al loro figlio morto in missione di pace sia riconosciuto anche quanto dovuto economicamente.

Adolfo Spezzaferro

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3 comments

Angelo GENOVESE 28 Settembre 2021 - 3:10

DURA LEX, SED LEX?
Non proprio cosi, almeno in uno Stato che tale possa considerarsi.
IL BURACRATICUS REX, leggendario esecutore di scompigliate, equivocabili, quanto ingiuste leggi, disposizioni esecutive, circolari interpretative, atti interni…HA SEMPRE RAGIONE (No. Non Lui, S.E.).
Semmai dovrebbero essere i TIRANNOSAURI IMPERATORES, dal Garante primus della Costituzione, allextra-potere (ormai) legislativo, agli esecutori (non più potere esecutivo, ormai), in senso spregiativo, coloro i quali dovrebbero garantire i “MIGLIORI” tra i propri cittadini (non necessariamente militari, giacchè di ESEMPI virtuosi o eroici se ne presentano in varie situazioni del quotidiano vivere).
Non vale la pena dilungarsi, per esempio sulla scellerata e vile scelta del “Giuliani” vittima del sistema (chi non se lo ricorda?), con sbragamento istituzionale annesso, o altre vergognose perle di questo paese che può ben definirsi una miserabile provincia dell’Impero del Nulla!
Rimane il ricordo, il dolore, la solidarietà per un ragazzo, fattosi “Soldato d’Italia” nei suoi ideali, nei suoi sogni, presto dagli Stessi condotto in cielo ed oggi abbandonato all’ennesima VERGOGNA, per una mancata produzione da Gazzetta Ufficiale.
Onore a Lui, infamia agli scartoffianti.

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fabio crociato 28 Settembre 2021 - 7:44

E ci risiamo con l’ ambiguo termine terrorismo…, il ragazzo è morto in guerra !

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Prof. Massimo Sconvolto 30 Settembre 2021 - 12:32

Proprio per evitare morti, e per evitare di sprecare soldi che dopo non hanno di che pagare i TFR da anni suggerisco di tenere i nostri militari sul nostro territorio a presidiare i nostri confini.

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