Milano, 23 dic – Anis Amri, lo stragista di Berlino ucciso stanotte a Milano, era arrivato in Italia sui barconi. È l’ennesima conferma che se, ovviamente, non tutti gli immigrati sono terroristi (ma chi lo ha detto?), di sicuro fra i sedicenti “profughi” di terroristi infiltrati ce ne sono eccome. Un’altra conferma arriva dalla testimonianza di uno dei pochi jihadisti passati all’azione e presi vivi dalle forze dell’ordine. Si tratta di Ayoub El Khazzani, autore dell’attentato sventato sul treno Thalys Bruxelles-Parigi del 21 agosto 2015. In questi mesi ha raccontato la sua storia ai magistrati che lo stanno interrogando. Non perché si sia pentito, beninteso, quanto “per dare un’immagine che corrisponda al meglio. Sono un vero jihadista ma non massacro donne e bambini. Non sono un massacratore ma un nobile combattente. Sono un soldato”.
Dopo una lunga permanenza in Spagna, il 27enne marocchino è arrivato in Siria nel maggio 2015. Qui, la distruzione di una moschea da parte degli americani lo ha convinto a “vendicarsi”. Addestrato all’uso del kalashnikov, è passato in Turchia per raggiungere l’Europa. I turchi, però, non lo hanno lasciato prendere l’aereo per Tirana. Allora, insieme, a un certo Bilal e ad Abdelamid Abaaoud, la mente della sanguinaria cellula franco-belga, hanno deciso di infiltrarsi in mezzo ai profughi, unico modo per entrare nello spazio Schengen. Sono loro i primi a testare questa rotta, utilizzata poi da altri terroristi degli attacchi del 13 novembre. I tre sono arrivati in Ungheria e da lì hanno toccato Austria, Germania e Belgio. Qui, si sono chiusi in un appartamento, senza uscire mai, con dei commilitoni provvedevano a fare la spesa per loro. Solo Abaaoud intratteneva contatti con la Siria, aspettando l’ordine di entrare in azione. Fino a che il via libera arriva: El Khazzani doveva salire sul Thalys e attaccare dei soldati americani presenti sul convoglio. Non è chiaro come facesse Abaaoud a sapere della presenza degli americani sul treno. In ogni caso, il marocchino sarà immobilizzato proprio dagli statunitensi.
Al di là dell’implausibile slancio “etico” dell’islamista e delle sue presunte “regole di condotta”, resta l’ennesima conferma del pericolo terroristico celato in mezzo all’emergenza migratoria. Se in Germania sono già diversi i “profughi” che hanno compiuto attacchi terroristici o sono stati bloccati prima di poterli mettere in pratica, va ricordato che anche nel gruppo di fuoco della maledetta notte del 13 novembre, almeno due sono arrivati sui barconi. Si tratta di “Ukashah Al-Iraqi” e “Ali Al-Iraqi”, nome di battaglia con cui due terroristi fattisi esplodere allo Stade de France sono stati celebrati su “Dabiq”, la rivista dell’Isis. Il primo è arrivato sull’isola greca di Leros con il passaporto falso di Ahmad Al Mohammad, utilizzato al fine di ottenere lo status di rifugiato. Anche il secondo è arrivato a Leros in mezzo ai civili fuggiti dalla Siria. Evidentemente si trattava della rotta già testata da Khazzani e sodali. Un comodo percorso per portare il terrore, sfruttando gli europei boccaloni e il loro fanatismo dell’accoglienza.
Roberto Derta