Ventimiglia (Im), 27 mag – Che tra i palazzi e i cittadini ci sia una distanza siderale è cosa nota. Quando però la distanza è tra il sindaco e il proprio partito la cosa assume contorni tragicomici. È il caso di Enrico Ioculano del Partito Democratico, eletto sindaco di Ventimiglia nel giugno 2014. Una vittoria salutata anche a livello nazionale come un successo visto che erano vent’anni che il centrodestra governava la città. Un militante convinto del PD tanto che pochi giorni fa celebrava la legge sulle unioni civili condividendo il pensiero della sua collega Federica Leuzzi “[…] credo sia davvero un ottimo lavoro del Governo, del Pd in particolare […]” e che il 25 aprile celebrava la resistenza con “[…] non si deve avere paura di dichiararsi antifascisti […]”
Ma il diavolo fa le pentole e non i coperchi. Ventimiglia, infatti, è una delle città italiane che più di tutte soffre il dramma immigrazione in quanto passaggio “obbligatorio” per gli stranieri che vogliono dirigersi in Francia. E l’estate 2015 sarà ricordata per le continue tensioni. A giugno venivano smantellati gli accampanenti, a settembre veniva sgomberato anche il presidio dei NoBorder e a settembre proprio una degli attivisti NoBorder aveva denunciato uno stupro proprio da parte di un profugo. Con una nuova stagione turistica alle porte e le frontiere francese ancora chiuse il sindaco chiede una soluzione per evitare il ripetersi dei problemi. A maggio il ministro dell’interno Alfano visita la cittadina e fa chiudere il centro d’accoglienza. Ma la situazione non cambia. Sorge un centro d’accoglienza “clandestino” curato dai centri sociali con la Caritas impegnata a distribuire i pasti. E il sindaco, che non ha paura a dichiararsi antifascista, dev’essersi stufato di dover gestire a livello locale i problemi che sono nazionali con la cittadina ligure a fare da “parafulmine”. Vengono quindi annunciate le dimissioni sue e di tutte i consiglieri di maggioranza dal Partito Democratico.
“Abbiamo deciso di autosospenderci perché a livello regionale e nazionale abbiamo constatato la totale assenza del partito. Il silenzio assoluto. Malgrado le continue sollecitazioni, mai nessuno ha preso posizione sul problema dei migranti a Ventimiglia. Persone che vivono nel degrado, senza nessuna assistenza”, ha spiegato il primo cittadino. Il sindaco si sfoga: “Ora chiedono a me di prendermi tutta la responsabilità e firmare quell’ordinanza. Se la firmo avrò rimorsi di coscienza, perché questi ragazzi dove vanno? Dove li vogliamo portare? Ma se non lo facessi cosa dico ai miei cittadini esasperati? Il clima in città è teso”. Per questo il sindaco ha chiesto aiuto al governo e al Pd, facendo appello ai ministri che portano i suoi stessi colori politici. “Ma da giorni, anzi da un anno, rimandano le risposte, si negano, nessuno si prende la responsabilità di lavorare su Ventimiglia. Abbiamo bisogno di aiuto, dobbiamo capire come muoverci, se aprire un nuovo centro di accoglienza. Non possiamo gestire tutto da soli”. Insomma, tenere il campo profughi clandestino è insostenibile (elettoralmente, soprattutto). Smantellarlo è immorale (rispetto all’ideologia del sindaco). Il dilemma è shakespeariano, ma la tragedia assume ben presto i tratti della farsa.
Stefano Casagrande