Benevento, 4 nov — Don Nicola De Blasio, direttore della Caritas provinciale di Benevento e sacerdote conosciuto per l’impegno con i giovani, è agli arresti domiciliari con un’accusa gravissima: possesso di materiale pedopornografico.
Il sacerdote, 55 anni, è parroco presso la chiesa di San Modesto, nel capoluogo sannita, dove è noto per il proprio prodigarsi nei confronti dei ragazzi del difficile Rione Libertà. Nell’apprendere la notizia i parrocchiani di De Blasio hanno reagito con incredulità e rabbia: prevale la convinzione che si tratti di una presunta «vendetta» messa in atto nei confronti di De Blasio per screditarlo.
Il parroco De Blasio accusato di detenzione di materiale pedopornografico
La scoperta della presunta detenzione di materiale pedopornografico sarebbe avvenuta nella giornata di ieri su mandato della Procura di Torino: la Polizia Postale avrebbe rinvenuto, sul computer personale nell’abitazione del parroco, immagini e video a sfondo sessuale che vedevano il coinvolgimento di alcuni minori. Assistono De Blasio nella battaglia legale gli avvocati Massimiliano Cornacchione ed Alessandro Cefalo. Il sacerdote, in attesa dell’udienza di convalida davanti al giudice per le indagini preliminari, si trova ora ai domiciliari disposti dal sostituto procuratore Marilia Capitanio. Potrà fornire la propria versione dei fatti nel corso dell’interrogatorio durante l’udienza di convalida del provvedimento giudiziario davanti al gip.
I fedeli sono increduli
La vicenda ha suscitato l’incredulità dei fedeli, proprio perché De Blasio si è sempre distinto nel capoluogo sannita per il suo impegno — anche attraverso un market solidale — aiutando le famiglie in difficoltà dei rioni popolari di Benevento. Tre anni fa aveva festeggiato i suoi 25 anni da sacerdote nella chiesa di San Modesto nel rione Libertà. Tra i più strenui difensori del parroco vi è il presidente del Consorzio Sale della Terra, Angelo Moretti, che da anni collabora con De Blasio a svariati progetti di solidarietà sociale. «Ho visto e vedo ancora da dieci anni il bene che fa e come lo fa — ha scritto su Facebook Moretti —. La sua casa è da sempre luogo di accoglienza e di comunità. Ora si trova nel Jetsemani, molto lo hanno già condannato e altri sono pronti a sputargli in faccia, gli stessi che gli chiedevano aiuto. Ma don Nicola sa che questa è la strada che tocca a persone controcorrente. Siamo in tanti a gridare “forza don Nik”».
Cristina Gauri