Roma, 19 mar – Nelle ultime ore il decreto Minniti è balzato al centro dell’attenzione in seguito alla filippica di Roberto Saviano su La Repubblica che ha definito il decreto “razzista e classista“, poiché “criminalizza i poveri che rovistano nei cassonetti”. Delle due l’una: o Saviano non conosce l’Italia e non la vive, oppure non ha letto il decreto.
Il decreto Minniti rappresenta un mero strumento palliativo per sviare l’attenzione dal problema alla radice, ovvero l’immigrazione incontrollata che da alcuni anni a questa parte costringe gli amministratori locali a fronteggiare una perenne emergenza che non accenna a diminuire né ad essere controllata. Ha ragione Saviano quando chiede di affrontare le ragioni del disagio, e nel farlo non si può non parlare del +32% di sbarchi in Italia nei primi mesi del 2017, cifra che costringerebbe governanti armati di buon senso a risolvere il problema e non a curarne le conseguenze.
Il decreto sulla sicurezza urbana non cavalca affatto la paura, come sostenuto dal Saviano furioso, né rappresenta un mezzo di ingiustizia sociale, bensì si limita a drogare un sistema già marcio distribuendo “daspo” a chi commette reati, non più incarcerando, ma allontanando da una zona urbana all’altra. E’ così che il primo ricevente di daspo urbano sia un richiedente asilo nigeriano sorpreso a molestare i passanti nella città di Monza: allontanato per 48 ore, sicuramente non commetterà più reati. Al di là dell’ilarità, il decreto sicurezza di “sicurezza” ha solo il nome, in piena continuità con le leggi precedenti, mai strutturali, ma sempre palliative. Non è pensabile produrre una simile supercazzola giuridica inconcludente in grado di spostare la criminalità a suon di “allontanamenti” e di cartellini rossi, il tutto per evitare di fermare in modo drastico l’insicurezza diffusa e il disagio sociale. Ma davvero il ministro Minniti pensa di far rispettare il “daspo” agli stessi che ignorano decreti d’espulsione?
Caro Saviano, oracolo della sinistra del terzo millennio, la strenua difesa dell’homo migrans che scappa dalla fame e dalla guerra viene smentita ogni giorno dalla realtà e questo decreto certamente non colpirà le anziane signore che rovistano nei cassonetti, o che chiedono del pane avanzato a fine giornata, e di certo non colpirà i veri criminali che lucrano sull’immigrazione incontrollata e sulle disgrazie di una classe politica incapace. A dispetto dell’articolo del Saviano furioso, il buon senso non è né di destra né di sinistra e il tema sicurezza non è prerogativa di una parte o di un’altra dello schieramento politico: la sicurezza è alla base di una società civile. Tuttavia è evidente che il governo, come Matteo Renzi, sia composto da personaggi in cerca d’autore, sempre impegnati ad inseguire le opposizioni sui vari temi economici e sociali, copiando da un lato il reddito di cittadinanza e dall’altro cercando di intervenire sul tema sicurezza, ma mai sull’immigrazione clandestina.
Oggigiorno chiunque esponga un problema diviene automaticamente uno sciacallo che cavalca l’odio e la paura, un terribile mostro razzista e populista da fermare, ma è più grave nascondere i problemi o strumentalizzarli? Di cosa parla Saviano che probabilmente non ha mai vissuto il terrore di passare da una stazione ferroviaria in piena notte o di trovarsi coinvolto in una rissa tra ubriachi? La sinistra del terzo millennio per nascondere la sua complicità si affretta a bollare di “destra” qualsiasi provvedimento contenga quantomeno la parola sicurezza, della serie: quando le leggi non piacciono, sono state scritte da altri.
Alcuni giorni orsono, l’inviato di Striscia la Notizia Luca Abete è stato vittima a Caserta di un’aggressione selvaggia da parte di un gruppo di extracomunitari che vendevano merce contraffatta, ebbene, per il nostro eroe la colpa dell’aggressione è da attribuire ai clan che chiedono il pizzo ai venditori abusivi, ma da dove sbucano centinaia di venditori in ogni piazza di ogni città italiana? Sono stati i clan a prelevarli dalle ridenti coste africane e portarli in ogni piazza italiana, o forse alla base vi è un meccanismo che si è rotto, dunque spezzato?
Il vero dramma di oggi non è il decreto Minniti, inconcludente e frutto di mancata lungimiranza politica, quanto l’inesistente onestà intellettuale di punti di riferimento culturali, troppo impegnati a bollare come razzismo e discriminazione qualsiasi fatto o legge a loro non graditi, tutto per non accorgersi dell’impossibilità di continuare a ricevere decine di migliaia di uomini in una società dalla scarsa offerta di lavoro.
Oggi più che mai la tolleranza e l’apatia rappresentano virtù di una società morente che in nome del politicamente corretto chiude entrambi gli occhi e si rifiuta di osservare la realtà, preferendo spregiudicate menzogne come strumento di lotta politica per screditare l’avversario. Il clandestino è rifugiato, il dissenso è razzismo, il criminale è vittima.
Claudio Perconte