Roma, 15 mag – Il modo in cui la nostra società percepisce e comprende oggi il mondo passa sempre di più attraverso la mediazione di social network, siti d’informazione e tutto ciò che può essere recepito nell’immensità di internet. Partendo da questa considerazione ormai vetusta, i ministri della Cultura dell’Unione europea hanno chiesto nell’ultimo consiglio a Bruxelles nuove misure volte a promuovere il comportamento responsabile degli influencer sui social network e lo sviluppo di organizzazioni o meccanismi di autoregolamentazione della loro attività, compreso un eventuale codice etico. Gli stessi ministri hanno anche messo in guardia dall’impatto “potenzialmente dannoso” che queste persone influenti possono avere sulla salute mentale del pubblico e in settori come la democrazia.
I ministri Ue spingono per un codice etico sui contenuti online
Benjamin Dalle, ministro belga della Gioventù e dei Media, ha infatti affermato come “gli europei trascorrono più tempo online, il che significa che gli influencer che creano contenuti per i social media hanno un impatto più grande che mai sul modo in cui percepiamo e comprendiamo il mondo”. In questo senso i vari Stati membri sono sollecitati nello sviluppare un codice etico comune per chiunque porti contenuti su social e piattaforme web che regoli la loro stessa fruizione. Ulteriori strette da parte dei vertici dell’Unione sulla libera informazione mascherate da interventi “per il bene dei cittadini”, una retorica ormai diventata normalità.
A difesa della “democrazia occidentale”
La questione dell’importanza del controllo dei contenuti che viaggiano sui nostri schermi non può ridursi all’imposizione censoria tipica dell’Ue. Così come per l’intelligenza artificiale, quando si parla di norme, regolamentazioni o codici etici per contrastare “esiti dannosi per la democrazia” o per quei “valori occidentali” spesso tirati in mezzo da chi ci governa non si può fare altro che mettersi in guardia. Già abbiamo visto come Instagram abbia introdotto un freno alla circolazione di tutti quei contenuti di natura politica, portando l’algoritmo a distribuirne il meno possibile (tutto senza il consenso degli utenti). Chi deciderà quali siano i contenuti potenzialmente dannosi per la nostra perfetta democrazia? Quale sarà il limite di legittimità per eventuali codici o vincoli?
Andrea Grieco