Roma, 27 ott – La vicenda dei due Marò si avvia a un altro psicodramma nazionale: il 13 gennaio Massimiliano Latorre, finito il “permesso”, dovrà tornare in India.
Negli ultimi giorni la stampa nazionale ci ha consolato con ipotetici accordi stragiudiziali fra Italia e India, ma si trattava di indiscrezioni riportate da giornali locali indiani e sempre subito smentite dal governo o dalla magistratura indiane.
Però sono servite a rinfocolare il solito mantra: non indispettite gli indiani! Niente convegni, manifestazioni, appelli, petizioni… sennò quelli si “indispettiscono” e chissà cosa potrebbe succedere!
Ma, pragmaticamente, conviene ancora alle due parti andare avanti con questa buffonata italo-indiana?
Ormai da molti mesi ne sappiamo abbastanza sulla vicenda per poter sostenere che i due sono innocenti, che le autorità indiane lo sapevano fin dalla notte dei fatti (15/2/2012), e che fin dal giorno successivo hanno montato scientemente la “colpevolezza italiana”, e che la infinita serie di magagne giudiziarie emerse trovano logica spiegazione nel compiacere quanto deciso a livello politico.
http://www.seeninside.net/piracy/esposto5.pdf
Siamo stati già da mesi e mesi a discutere queste cose sui forum specializzati internazionali (compreso Indian Defence Forum, lo sanno), abbiamo fatto un “Petizione” alla UE, ed è pronto un Dossier su “Le Ragioni dell’Innocenza” da presentare alla stessa UE quando si farà un dibattito parlamentare sulla vicenda. Tutto già tradotto in perfetto inglese e quindi pronto ad essere diffuso ovunque tramite web.
http://www.seeninside.net/piracy/petizione.pdf
In Italia abbiamo fatto decine e decine di convegni, manifestazioni, striscioni… la vicenda sarà la spina nel fianco di ogni governo, e se le autorità indiane vorranno fare un processo farsa si accomodino: gli staremo addosso per anni e anni su tutto il web e in tutte le sedi possibili. E soprattutto rimettendo in discussione la posizione di “Partner Strategico” dell’India con la UE, che gli frutta esportazioni per circa 150 miliardi l’anno in cambio di un semplice impegno al miglioramento del rispetto dei diritti umani, che nei confronti dei due militari italiani si guardano bene dal rispettare.
Sappiamo bene che il “low profile” italiano è stato per la salvaguardia di interessi commerciali italiani facenti capo a personaggi molto ben rappresentati nei vari governi che hanno gestito la vicenda, personaggi che producono in India pagando poche Rupie e che rivendono nella UE incassando molti Euro (profitti da Mahraja, è il caso di dire)
E’ chiaro che prima o poi partirà una campagna di boicottaggio verso i prodotti di questi signori, specie quando gli indiani cominceranno il processo-farsa.
E poi c’è la questione dell’acciaio. Che incombe.
Tutti gli altoforni italiani sono spenti, il disastro della siderurgia ormai è conclamato e nessuno li riaccenderà più. Per porvi rimedio servono “miliardi” che non ci sono, e i paperoni siderurgici indiani Mittal e Jindal stanno trattando per comprarsi Taranto e Piombino. In questo modo producendo in India si assicurano l’accesso al mercato dell’acciaio italiano di 27 milioni di tonnellate/anno.
Producono in India pagando poche Rupie e rivendono in Italia incassando molti Euro. Come i Grandi Imprenditori italiani. Ed entrambi in Italia hanno prodotto e produrranno disoccupati.
Ma i Marò stanno di mezzo: l’opinione pubblica italiana (e magari anche le migliaia di disoccupati della siderurgia) non accoglierà bene queste “transazioni” italo-indiane mentre due militari in servizio nell’ambito della missione antipirateria UE denominata Atalanta, in ottemperanza a tre risoluzioni ONU, vengono processati per accuse da cui sono chiaramente innocenti, e con lo Stato italiano che “rinuncia” a difenderli per non pregiudicare il trasferimento all’India della produzione di acciaio, che causa migliaia di disoccupati, un danno al PIL e alla bilancia commerciale.
E mica ci staremo zitti per non indispettire gli indiani; Suvvia, sarebbe chiedere troppo.
L’Italia (e l’India) può uscire da questa situazione con un “atto sovrano” previsto dai trattati internazionali, in particolare dalla Convenzione di Vienna del 1961 che regola i rapporti diplomatici fra gli Stati (convenzione sottoscritta ovviamente sia dall’Italia che dall’India.
http://www.admin.ch/opc/it/classified-compilation/19610070/201302010000/0.191.01.pdf
Si tratta di fornire i due militari di passaporto diplomatico (rilasciato dal Ministero degli Esteri italiano) e di chiedere l’accredito all’India come personale diplomatico.
Le autorità indiane avrebbero due possibilità:
– accettare, e in questo caso Latorre e Girone non potrebbero più essere arrestati, trattenuti, indagati, processati, sorvegliati etc. Il giorno stesso potrebbero prendere un aereo e tornarsene in Italia.
– rifiutare, dichiarandoli “persone non grate” ed espellerli, e quindi i due se ne tornano in Italia.
Nell’uno e nell’altro caso il problema è risolto.
Mi sembra una proposta ragionevole che chiuderebbe il contenzioso in essere, che non lede i “diritti” di alcuno in quanto prevista dagli ordinamenti internazionali liberamente sottoscritti.
E quindi ha il vantaggio di poter essere fatta propria in Italia e in India da chi trova veramente controproducente che si arrivi a una vertenza politica, commerciale e diplomatica fra due paesi che mai nel coro della loro storia hanno avuto attriti di alcun genere.
In Italia, in particolare, potrebbe essere fatta propria da tutte le forze politiche e dal governo senza distinzione di schieramento, altrimenti è inutile mettersi il fiocchetto giallo che diventerebbe inutile passarella mediatica per inutili comparsate in televisione.
Certo, serve un “atto”, ma dopo trenta mesi è il minimo da fare. Gli indiani fingeranno di indignarsi e gli italiani proclameranno di agire secondo i trattati internazionali: cappellate di medaglie e tanta televisione per tutti.
Può il Presidente del Consiglio a farci vedere che è “il Capo” concedendo due passaporti diplomatici, o vogliamo andare avanti nella recita?
Luigi Di Stefano