Roma, 9 feb – In questi ultimi giorni torna a rimbalzare la notizia relativa al caso Gregoretti, relativamente alla decisione dell’allora ministro degli Interni Matteo Salvini di non far scendere gli immigrati dall’omonima nave della Guardia Costiera, finendo così accusato di sequestro di persona – ancor prima che dalla magistratura – dai media e dagli esponenti della sinistra giallofucsia.
Gregoretti: tutte le forzature del diritto
Al di là della scelta del segretario federale della Lega, occorre analizzare nello specifico le azioni delle Ong, le cui navi non solo sono protagoniste di traffico di esseri umani nel Mediterraneo – la cronaca ci parla spesso di accordi fra tali organizzazioni e gli scafisti/schiavisti dell’Africa Settentrionale – ma anche di infrangere le regole poste dalle normative del diritto internazionale. Per quanto riguarda la gestione del flusso migratorio, ci si chiede perché dalla Libia le Ong debbano scaricare il proprio “carico” proprio in Italia (250 miglia dalle coste di Tripoli) e perché non vengono invece adottati i porti della Tunisia o di Malta, Stati ben più vicini alla Libia in linea marittima.
La verità è da riscontrarsi nel vero e proprio business, fatto di strutture d’accoglienza spesso e volentieri legate – fra cooperative e associazioni a vario titolo – a quella stessa sinistra che strepita da sempre in favore dell’accoglienza. Il gioco è facile: da una parte si pensa alla logica politica anti-identitaria con riferimento al principio della sostituzione etnica, dall’altra si permette una squallida operazione che, con la scusa di predicare la lotta all’odio e al razzismo, si traduce in lauti guadagni. Se volessero aiutare queste persone realmente adotterebbero logiche differenti, evitando di sbatterle in mezzo alla strada senza documenti e ogni tipo di tutela per una loro identificazione all’interno del territorio nazionale.
Per la sinistra gli immigrati sono solo uno strumento
Come, in ultimo ma non per ultimo, dimostrato dal caso Gregoretti, alla sinistra non interessano gli immigrati: sono il loro strumento di propaganda buonista che allo stesso tempo gli permette anche di lucrare a mani basse e senza scrupoli. Se i porti e tutte le vie di accesso all’Italia fossero chiuse gli verrebbe impedito di continuare il loro “sporco” business e sopratutto di adottare una propaganda che va contro il buon senso e, soprattutto, contro l’Italia.
Giulio Romano Carlo
1 commento
in ogni caso la convenzione internazionale di Montego Bay,rimarca piena facoltà ad un Paese di NON far entrare nelle proprie acque territoriali quelle navi di cui all’articolo 19 §G:
“il carico e lo scarico di materiali,valuta o persone in violazione delle Leggi e regolamenti doganali,fiscali,sanitari o di immigrazione vigenti nello Stato costiero”
questa peraltro è la stessa “ratio” assolutamente legale,di tenere al largo ed in quarantena una nave passeggeri con sospetto coronavirus a bordo;
inutile dire che un carico di clandestini senza documenti e titoli per entrare in Italia è in palese violazione delle leggi e regolamenti vigenti nel nostro Paese.
a proposito; nel momento preciso in cui questi stranieri vengano sbarcarti dal centro sociale galleggiante di turno devono ancora presentare domanda di asilo; lo faranno forse nei giorni successivi (al netto di quelli che scappano direttamente prima della richiesta) ergo,non sono per nulla già “richiedenti asilo” al momento dello sbarco ma clandestini a tutti gli effetti.
poi ammesso e non concesso che si tratti di “sequestro di persona”…
se così fosse come mai le FFOO o le procure non sono intervenute IMMEDIATAMENTE,cioè appena avuta notizia del sequestro, come normalmente accade nei sequestri di persona per assicurare alla libertà il “rapito” ?