Roma, 18 mag – “Dare la colpa solo al cambiamento climatico è un modo per non volerci prendere la responsabilità di quanto sta accadendo. Questi fenomeni derivano da una combinazione di eventi”. A dirlo è Francesca Giordano, ricercatrice dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), nel commentare il dramma alluvione in Emilia Romagna. Finalmente qualcuno che ragiona, verrebbe da dire. Perché nelle ultime ore è tutto un parlare di inevitabile conseguenza dei cambiamenti climatici, come se non avessimo potuto far altro, come non vi fossero precisi responsabilità, come se l’unica causa di quanto sta accadendo in queste ore sia da rinvenire nella “tropicalizzazione” dell’Italia. In realtà qualcosa si poteva fare eccome, a cominciare dalla manutenzione dei corsi d’acqua.
Cambiamento climatico? Servono manutenzione e prevenzione
“Il cambiamento climatico amplifica le conseguenze dei dissesti di un territorio molto fragile”, ma non dobbiamo “dimenticare gli errori legati a una gestione non attenta del territorio stesso a partire dalla insufficiente manutenzione dei corsi d’acqua fino all’eccessivo consumo di suolo“, fa presente Giordano, interpellata dall’Agi.
“Senza il cambiamento climatico questi eventi si sarebbero ripetuti ogni 50, 100 anni. Invece ora sono più frequenti. Ma – rimarca la ricercatrice dell’Ispra – derivano da problemi pregressi come ad esempio una gestione del territorio non sempre oculata”. Per l’esperta, sul banco degli imputati c’è anche la cementificazione non oculata.
“L’Emilia Romagna – spiega Giordano – è una delle una delle regioni in Italia in cui sono più alti i valori di consumo di suolo anche nei territori a livello alto di pericolosità idraulica. Si costruisce ancora in zone pericolose andando a esporre le popolazioni a un rischio. Ci sono edifici, forse condonati nel tempo, che si trovano a essere a ridosso degli argini dei fiumi. L’impermeabilizzazione del suolo rende il territorio meno in grado di assorbire l’acqua”.
Cosa fare per evitare queste catastrofi
“Occorre aumentare le casse di espansione per contenere le piene dei fiumi, e rafforzare gli argini dei corsi d’acqua. Anche la comunicazione ha un ruolo fondamentale soprattutto rivolta alle persone fragili in modo da ridurre la loro esposizione ai rischi”, dice la ricercatrice.
Ci sono le risorse? “I fondi del Pnrr – secondo Giordano – rappresentano una grande opportunità per finanziare le opere idriche. Dobbiamo prepararci al cambiamento climatico con strategie di adattamento sia sulle conseguenze degli eventi estremi e sia sulla mitigazione che agisce sulle cause”. Di conseguenza a suo avviso è fondamentale “fermare il consumo di suolo che – afferma la ricercatrice – determina l’impermeabilizzazione del suolo e occorre recuperare una risorsa preziosa come l’acqua con il sistema degli invasi. Oggi in Italia ne raccogliamo una percentuale bassissima, ma questo non ce lo possiamo permettere”.
La Redazione
2 comments
Che parlino come mangiano…, trattasi di abusivismo edilizio e saggezza degli uomini anti-cemento mandata a farsi fottere.
Non avevamo bisogno di laureati da milioni di soldi per spiegarci che oggi dobbiamo spendere miliardi.
[…] in aree alluvionali, sono i maggiori responsabili dell’alluvione. E non si invochi il cambiamento climatico per scrollarsi di dosso le responsabilità: nel 2018, in Veneto, si registrarono 700 millimetri di […]