Roma, 13 mar — Gli immigrati in Italia non solo si integrano a fatica originando fenomeni di autoghettizzazione e autoesclusione sociale, ma falliscono pure sul piano della convivenza con altri stranieri di provenienze diverse, scatenando tensioni e faide etniche (intanto sono gli italiani a beccarsi il marchio di «razzisti»): ne è l’emblema ciò che sta avvenendo intorno alla stazione di Brescia in questi giorni, dove bande di giovanissimi egiziani hanno preso di mira studenti pachistani della Scuola Bottega Artigiani con agguati, aggressioni, pestaggi e rapine.
Faide etniche alla stazione di Brescia
Dinamiche tribali di affermazione sul territorio (che li sta accogliendo), come una terra di nessuno da conquistare, a scapito di chi ci vive da sempre o la frequenta. Le aggressioni avvengono «alla stazione ferroviaria, ma nelle vie laterali o negli angoli più nascosti, vicino all’ingresso della metropolitana, dove gli allievi arrivano a fine scuola per poi salire sui pullman che li porteranno a casa, nell’hinterland». Lo spiega al Corriere la dirigente dell’istituto (che vanta cinque sedi in provincia con studenti di 27 nazionalità diverse) Anna Maria Gandofi, imprenditrice e consigliere di Parità della Regione Lombardia. La preside racconta della richiesta di aiuto lanciata da quattro studenti pachistani, due maschi e due femmine tra i 15 e i 18 anni, che si sono presentati nel suo ufficio pieni di tagli, sfregi e lividi. «Ci hanno picchiato, ancora».
Egiziani perseguitano studenti pachistani
«La situazione è allarmante da circa un mese: ci sono queste faide tra egiziani e pachistani, con i primi che prendono di mira i secondi per ragioni etniche e razziali». I pretesti sono i più vari, e tutti celano odio etnico che la sinistra cittadina finge di non vedere. I ragazzini pachistani sistematicamente aggrediti nei pressi della stazione di Brescia non denunciano: il terrore di subire ritorsioni da questi teppisti cresciuti a pane, prevaricazione e invidia sociale è troppo forte. Senza contare che la maggior parte di questi «italiani di nuova generazione» provenienti dal Nord Africa considerano una medaglia appuntata al petto qualsiasi incontro ravvicinato con le forze dell’ordine nostrane.
Le aggressioni finiscono su Instagram
A casa, le giovani vittime non raccontano cosa accade. «Temiamo non ci farebbero più uscire o addirittura venire a scuola». A sostenerlo sono soprattutto le ragazze. «In città la situazione è gravissima. Mi domando cosa stia succedendo alla stazione: in queste risse i miei alunni mi raccontano spesso siano coinvolti anche giovani adulti, di sicuro è un problema che coinvolge pure studenti di altre scuole». Un egiziano maggiorenne, «i pestaggi li posta su Instagram, senza alcuno scrupolo», osannato dai suoi follower, 25mila, precisa una delle vittime.
Anna Maria Gandolfi è decisa a intervenire. «Ho chiesto un appuntamento al questore spiegandogli la situazione. Mi ha assicurato che le forze dell’ordine ci sono. Gli domanderò anche se sia possibile mandare più pattuglie in zona stazione, ma perlustrare anche le vie più defilate». Perché «io, i miei alunni, li difendo sempre. Sono loro a subire la violenza altrui e non viceversa».
Cristina Gauri