Milano, 2 dic – Tricolori, megafono e lo striscione “Facebook censura il libero pensiero”. Il Blocco Studentesco ha realizzato un pacifico blitz presso la sede italiana del gigante social a Milano, in risposta all’ondata censoria attuata negli ultimi mesi nei confronti di molti movimenti identitari e non conformi. “Quella di Facebook”, si legge nel comunicato diffuso dal movimento studentesco di CasaPound, “è una decisione gravissima che non solo mina la libertà di espressione ma si arroga il diritto di giudicare la legalità o meno di un movimento senza aver nessun ruolo per farlo. Il fatto che si tratti di un’azienda privata non significa che non debba rispettare la legislazione italiana in merito a libertà di espressione, stampa e pensiero”.
L’urgenza di una normativa che regolamenti i social
L’azione come spiegano gli studenti è stata realizzata “nella centralissima piazza Missori, presso la sede italiana di Facebook”. Oltre alla violazione dell’articolo 21 della Costituzione, il gigante social viene accusato di agire in maniera dispotica e privata quando ormai riveste chiaramente il ruolo di piattaforma pubblica: “Attualmente i social rivestono un importante ruolo sociale nella diffusione delle informazioni”, spiega la nota del Blocco Studentesco la cui pagina ufficiale è stata disattivata da Facebook, “e su di essi si è spostato gran parte del dibattito politico; è necessario creare e attuare una normativa, così come negli anni ’70 si fece con la par condicio per le reti televisive”.
Una protesta pacifica contro la deriva orwelliana
Gli studenti rivendicano il carattere pacifico ma determinato della protesta, che si pone l’obiettivo di sensibilizzare i loro coetanei rispetto alla deriva orwelliana e liberticida verso la quale quale sta andando la nostra società: “La nostra presenza in piazza”, conclude la nota, “vuole riportare l’attenzione su un tema che non può più essere ignorato né, tanto meno, lasciato alla logica del liberalismo sfrenato. Continueremo a far sentire la nostra voce, come baluardo di libertà, e soprattutto come avanguardia, presentando noi stessi una proposta di legge in merito”.
Davide Romano