Roma, 3 set — E’ un pozzo di orrore senza fondo la vicenda del bimbo rom che ha avuto il coraggio di presentarsi ai carabinieri della caserma di San Basilio e denunciare le torture inflitte dalla madre e dei fratelli. Stando a quanto riferito da Leggo, l’undicenne che era costretto a rovistare nei cassonetti alla ricerca di rame e chiedere l’elemosina sui mezzi pubblici era oggetto delle attenzioni di un pedofilo che abusava sessualmente di lui in cambio di denaro. Denaro che entrava direttamente nelle tasche della madre.
Il bimbo rom torturato dalla madre veniva venduto a un pedofilo
E’ quanto emerso dall’audizione protetta alla presenza di una psicologa disposta dal sostituto procuratore Claudia Alberti titolare dell’inchiesta. «Mia madre mi mena a calci e pugni in testa e dietro la schiena se mi rifiuto di andare a cercare il ferro e il rame in giro per i cassonetti — aveva denunciato agli investigatori il bimbo rom —. Dopo la quinta elementare volevo continuare a studiare ma non mi hanno voluto più mandare a scuola per farmi lavorare. Non posso nemmeno riposarmi perché mia madre mi picchia se dormo». Oltre alle torture, alle botte, alla semi schiavitù, anche le attenzioni sessuali di un uomo, un italiano del quartiere San Basilio che l’undicenne chiamava «Zio Rocco». Il bambino era costretto dalla madre a subire gli approcci sessuali del pedofilo e a dormire con lui in cambio di soldi.
Degrado senza fine
I militari dell’Arma impiegati nelle indagini hanno sequestrato il cellulare a «zio Rocco» per verificare l’eventuale presenza di materiale pedopornografico. Per la donna, una 36enne di origine rumena, si sono aperte le porte del carcere di Rebibbia. L’ordinanza di custodia cautelare richiesta dal sostituto procuratore Claudia Alberti ed emessa dal gip Paolo Andrea Taviano evidenzia l’agghiacciante serie di episodi di violenza e di maltrattamenti subiti dal bimbo sullo sfondo di uno dei campi rom abusivi maggiormente noti alle cronache per spaccio, roghi tossici e sfruttamento dei minori per prostituzione e accattonaggio.
Cristina Gauri