Todi, 19 giu – “In Afghanistan abbiamo perso la guerra. Ma nessuno lo dice“: così Fausto Biloslavo al Festival Todi Città del Libro dà un’altra lettura – quella vera – del ritiro del contingente italiano dopo oltre 20 anni. “Quell’ammaina bandiera con il ministro e la stampa, tra qualche giorno non avremmo neanche potuto farlo, perché sarebbero arrivati i talebani“. Così il grande reporter di guerra critica la cerimonia di pochi giorni fa con cui l’Italia si è ritirata dall’Afghanistan.
Biloslavo: “In Afghanistan non abbiamo vinto”
“In Afghanistan non abbiamo vinto e l’ammaina bandiera ad Herat assomiglia molto ad una sconfitta semi nascosta e mascherata da orgogliosi discorsi ufficiali. La realtà sul terreno è che, nel solo mese di maggio, 26 fra avamposti e basi delle forze di sicurezza afghane, in quattro province, si sono semplicemente arresi ai talebani. Gli insorti jihadisti minacciano 17 dei 34 capoluoghi afghani e sono ben attestati a 50 chilometri da Kabul, nella provincia di Wardak, la porta d’ingresso della capitale. Nel 2014, quando la Nato aveva deciso di passare il testimone della sicurezza agli afghani, nessun capoluogo era sotto tiro. Solo negli ultimi tre anni i talebani hanno conquistato il doppio dei distretti (88) e contrastano la presenza governativa in altri 213. Secondo alcune stime gli eredi di mullah Omar controllano già il 60% del territorio a parte le grandi città”. Così Biloslavo spiega qual è la reale situazione in Afghanistan.
In occasione della interessantissima conferenza sul giornalismo di guerra – con Gian Micalessin e Franco Nerozzi – il grande reporter dal fronte di tanti conflitti in tutto il mondo, colui che considera l’Afghanistan la sua seconda patria, spiega il fallimento della missione internazionale. E dell’Italia. Una guerra in cui Biloslavo ha pagato in prima persona – è stato imprigionato dalle truppe governative filo-sovietiche per sette mesi – e che ora, dopo oltre 40 anni, è stata persa.
L’Italia paga un prezzo alto: 54 caduti, oltre 700 feriti e oltre 10 miliardi di euro
L’Italia paga un prezzo alto: 54 caduti, oltre 700 feriti e oltre 10 miliardi di euro spesi. “Come con il Kosovo e la Siria, così come con la Libia di Gheddafi, noi abbiamo creato delle situazioni che ci sono sfuggite di mano. Di volta in volta non risolvendo il conflitto, non riportando la pace, non esportando la democrazia“, spiega Biloslavo. E a tal proposito racconta un aneddoto che la dice lunga: quando andò a chiedere in un villaggio afghano come si stavano svolgendo le prime elezioni democratiche. Ebbene, nessuno aveva notizia delle schede elettorali recapitate da una settimana. Poi si è scoperto che le schede erano state consegnate tutte al capo villaggio: “E’ lui che le ha votate tutte“, gli dissero. Un ritiro delle truppe, dunque, che lascia profonda amarezza.
Adolfo Spezzaferro
5 comments
come ha insegnato anche il vietnam, è semplicemente IMPOSSIBILE con un pittoresco esercito “multietnico” quale il carozzone in salsa NATO è… sconfiggere un nemico che possiede unità etnica e religiosa nonchè ancestralmente legato alla propria terra.
tutto il resto è un ammaina bandiera.
Le Termopili insegnano.
Corsi e ricorsi della storia.
Che diritto avevamo e abbiamo di esportare una democrazia… fallimentare?!
Da quando siamo agganciati al carrp degli yankees, abbiamo sposato pure la loro idea di democrazia, versatile, esportabile e liofilizzata.
“L’Italia paga un prezzo alto: 54 caduti, oltre 700 feriti e oltre 10 miliardi di euro”
…
dico,ma quando impareremo a farci un piattone di affari nostri,eh?
quando impareremo che noi e questa gente…
siamo TROPPO diversi come cultura,usi,costumi,religioni e mentalità…
e NON abbiamo niente in comune e nemmeno da spartire?
quando impareremo che dobbiamo assolutamente renderci indipendenti dalle loro risorse,e starcene a casa nostra?
quando l’intero occidente imparerà,una buona volta….
che dobbiamo rimpatriare nei loro paesi
tutti quelli che non si uniformano TOTALMENTE al nostro modo di vivere
e poi tirare una cortina minata tra noi e loro,
lasciandoli a vivere la loro vita come vogliono loro?
QUANDO?