Lecce, 27 gen – “Sarà nominato un commissario di protezione civile, con poteri straordinari, per rendere ancora più incisive le attività necessarie alla tutela del territorio colpito dalla Xylella e del patrimonio olivicolo nazionale”.
Questo l’annuncio giunto nei giorni scorsi dal ministero delle Politiche agricole, al termine del vertice al quale hanno preso parte il ministro Maurizio Martina, rappresentanti della Presidenza del Consiglio dei ministri, il capo dipartimento della Protezione civile, Franco Gabrielli, il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola e l’assessore pugliese all’Agricoltura Fabrizio Nardoni.
A circa tre anni di distanza dalla prima segnalazione della Sindrome del disseccamento rapido dell’ulivo, avvenuta nel comune salentino di Parabita, il fenomeno della Xylella Fastidiosa assurge al rango di calamità naturale nei fatti, e non solo nelle dichiarazioni, destando quella attenzione da parte delle istituzioni finora reclamata dalle associazioni di categoria e dagli imprenditori del settore.
Per comprendere al meglio la gravità del fenomeno occorre snocciolare alcuni dati: la superficie colpita dal batterio, nel volgere di pochi mesi, è passata dagli 8mila ettari del primo censimento ai circa 23mila ettari calcolati la scorsa estate. Una velocità di diffusione, con focolai differenti e distanti fra loro, che dimostra il potenziale pericolo corso da tutta l’olivicoltura nazionale.
Un dato a lungo sottovalutato e relegato al rango di problema locale, poiché il disseccamento degli ulivi ha riguardato terreni inclusi nella sola provincia di Lecce. Non esistono, però, condizioni particolari che favoriscano l’attecchimento del batterio sulla flora salentina, così come è impensabile che qualsiasi misura di profilassi possa impedire agli insetti vettori di trasportare la Xylella oltre i confini della provincia leccese o della stessa regione Puglia. Il batterio in questione aggredisce diverse varietà arboree e floreali, una in particolare, l’oleandro, ne potrebbe favorire la diffusione visto che è una pianta ornamentale estremamente diffusa, basti pensare alle autostrade e superstrade pugliesi che ne hanno migliaia di esemplari a dimora fra i loro guardrail.
La freddezza dei numeri spiega anche quali siano le ripercussioni sulle aziende; uno studio commissionato lo scorso anno da Coldiretti Puglia all’Università “Aldo Moro” di Bari ha calcolato che il valore procapite dei danni subiti per un’azienda media (circa 10ettari) è pari a 125mila euro, ai quali vanno aggiunti 170mila euro per il mancato reddito, per un totale di 295mila euro di potenziali perdite. Dati drammatici ma non esaustivi, poiché la situazione attuale è decisamente peggiorata, nonostante l’ingiustificato appello alla calma lanciato prima della campagna olearia 2014 dall’ex presidente di Coldiretti Puglia (e attuale presidente in Piemonte), Antonio De Concilio, che dichiarava “evitiamo inutili quanto strumentali psicosi che rischiano di arrecare danno alla campagna olivicola-olearia, in considerazione del fatto che olive e olio non corrono pericolo alcuno di attacco da parte dell’insetto”. La scaramanzia contro la scienza, verrebbe da pensare, e i dati hanno ampiamente dato ragione a chi prevedeva un’annata catastrofica; la produzione nelle zone colpite ha rasentato lo zero, con una ripercussione a livello regionale e nazionale: 30% di olio in meno rispetto all’annata precedente, resa diminuita del 50%, il tutto in un’area produttiva che fornisce il 36,5% dell’olio prodotto in Italia e il 12% di quello mondiale.
Il batterio killer, però, non colpisce solo le aziende olearie ma anche, se non soprattutto, quelle vivaistiche. La vasta varietà di specie potenzialmente attaccabili dalla Xylella, e quindi sottoposte alla quarantena disposta dall’Ue, al blocco delle esportazioni e al divieto di commercializzazione, ha messo in ginocchio l’economia dei vivaisti salentini, costringendo centinaia di imprenditori alla chiusura. Entro la fine del mese dovrebbe essere pubblicato un bando per accedere agli indennizzi promessi dalla Regione Puglia, una mossa tardiva quanto inadeguata che difficilmente riuscirà a tamponare l’emergenza. Anche al di fuori dei confini europei, infatti, l’immobilismo dell’Ue desta sospetti e l’attestazione di “controllo vegetali” rilasciata dal servizio fitosanitario della Regione Puglia, per le piante destinate all’esportazione, non rappresenta più una garanzia attendibile. L’ultimo episodio in tal senso riguarda il blocco unilaterale, disposto dall’Algeria, sulle importazioni di barbatelle da vite; ennesimo smacco alla nostra economia e alle politiche nazionali e comunitarie, tanto attente e tempestive nelle decisioni a tutela del sistema bancario internazionale quanto deficitarie e inadeguate a garantire le esigenze dell’economia reale.
Francesco Pezzuto