Roma, 19 apr — In questi lunghi 14 mesi di Covid i bimbi si sono visti negare le lezioni in classe, il parco giochi, le feste di compleanno con gli amichetti, gli sport, la ricreazione: alla direzione della scuola primaria Piccinni di Bari sembrava troppo che gli scolaretti rinunciassero anche alla gita scolastica. Che fare, quindi? Ma che domande: c’è la gita virtuale! Lo riporta Repubblica, incensando con descrizioni estatiche l’ennesimo capitolo di «nuovo normale» generato dal Covid.
Anche l’autobus è finto nella gita scolastica virtuale
Tutto finto — pardon, virtuale o digitale — autobus compreso: «costruito» dalle maestre che hanno allineato tante seggioline quanti erano i «passeggeri». Alla guida c’è un bimbo che indossa un cappellino con scritto «autista» e regge un manubrio. Firenze la si vede da uno schermo, ovviamente. L’aspetto che più incuriosisce non viene però rivelato: li hanno fatti rimanere seduti per tutte le otto ore di viaggio necessarie per raggiungere il capoluogo toscano? «Lì c’è il fiume, come si chiama?», chiede la maestra indicando lo schermo. «L’Arno», rispondono in coro i bambini. Per fortuna che alla loro età l’immaginazione galoppa. Il senso di trovarsi in mezzo a una vera e propria tragedia pedagogica, un po’ meno, sempre grazie al cielo.
L’ideatore del progetto
L’ideona del surrogato di gita scolastica ha un nome: «Cody trip», e la mente dietro al progetto è quella del professor Alessandro Bogliolo dell’Università di Urbino, che fa anche da guida nei tour virtuali. «Ha avuto l’intuito di organizzare gite virtuali, visto che la pandemia ci ha messo in ginocchio», spiega la maestra di italiano della Piccinni, Maddalena Casella, promotrice dell’iniziativa. «Ho sistemato le sedie nell’aula, in fila per due: gli alunni si sono seduti nel pullman immaginario e abbiamo persino simulato il viaggio», racconta orgogliosa. C’è tempo pure per intonare la canzone da gita. «Abbiamo imparato il brano Firenze sogna».
Niente pranzo al sacco
«Abbiamo osservato le sculture di Marino Marini e il Santo Sepolcro di Leon Battista Alberti. Tutto ridotto a una dimensione per bambini: per coinvolgerli, dovevano mettersi, ad esempio, nella stessa posizione delle statue. Un artista e un chitarrista hanno pure letto racconti, gli alunni hanno battuto le mani e danzato a suon di musica», spiega Bogliolo. E il pranzo al sacco? Scordatevelo: nella gita scolastica virtuale, ognuno a casa propria. «Hanno mangiato un piatto tradizionale toscano, gli gnudi, che avevano preparato con i genitori. Hanno pranzato con i propri compagni, condividendo le immagini, e poi si sono rimessi in viaggio». Suona terribile e fa stringere il cuore quel «condividendo le immagini» quando nell’era pre-Covid si condivideva il panino, il succo di frutta, un morso di merendina.
Le maestre sono le più entusiaste
Non sono dello stesso avviso le maestre, che annunciano con entusiasmo altre due gite: «Il 22 e 23 aprile, i bambini parteciperanno a una visita di due giorni a Torino, si collegheranno anche nella tarda serata e alle 22 ci sarà la lettura della buonanotte — anticipa la maestra Maddalena — a maggio, invece, ci saranno una gita in Puglia, tra Salento, Valle d’Itria e la Bari delle orecchiette, e l’ultima a Napoli». Alle insegnanti di sicuro conviene: lo scopo didattico è raggiunto senza dover badare a qualche decina di diavoletti in libertà, a responsabilità zero. Chissà come mai la cosa le entusiasma. Della gita scolastica virtuale, però, non si sanno le opinioni dei bambini. Su questo Repubblica non dice niente.
Cristina Gauri
3 comments
E non hanno cantato “bella ciao”? Mancava solo la famigerata canzonetta, per completare il quadro pietoso/demenziale…
fantozziani erano i balilla e tutto il gioco di ruolo cringe memeromano costruito attorno da quel pelato rovesciato. Accannate aò.
Se non ti risponde nessun romano pare che sei proprio un vomitillo.
Comunque anche i microbi interagiscono quindi coraggio, prendi atto che fantozzi rappresentava il proletariato più sfigato al contrario dei balilla che erano i figli di una società aclassista. Studiati il pensiero dell’ ultimo Paolo Villaggio e forse come un burattino, uno yo-yo cinese, tornerai a galla per respirare un poco.