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Baby gang a Palermo: ecco l’integrazione di sinistra

by Emanuela Volcan
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Sinistra

Palermo, 3 lug- Tutta l’integrazione sinistra 3.0 si sostanzia nel nome dell’ultima, in ordine di tempo, baby gang identificata dalla Polizia nella giornata di ieri a Palermo: Arabzone 90133, codice di avviamento postale del centro storico della Capitale siciliana. Si firmavano così i giovanissimi balordi che da gennaio a giugno di quest’anno hanno seminato terrore e danni lungo le principali arterie della movida palermitana, condividendo poi le “gesta” su youtube e tik tok. 

Integrazione sinistra

Giovani nord africani di prima e seconda generazione ed un italiano (come riportato dal quotidiano on line gds); i 6 maggiorenni, sono stati spediti in carcere: Aziz Rabeh (19 anni), Ayoub Latrach (19), Bablo Ali (20), Imanalah Hamraoui (20), Yassine Attia (19) e Yassine Drief (19), ai domiciliari Khalid Ndong; per i minorenni sono scattati invece provvedimenti cautelari. Particolarmente violente le azioni che metteva in atto questo branco avvalendosi di bastoni e cocci di vetro. “Alimentavano il proprio potere e predominio con i profili social su Tik Tok, Youtube e Instagram con quasi mille e cinquecento follower” affermano gli investigatori. “Nella zona attorno a via Maqueda, nel centro storico è stato anche picchiato e rapinato un poliziotto libero da servizio che era intervenuto per proteggere alcune coppie e un disabile in carrozzina aggrediti. In quell’occasione il poliziotto sparò alcuni colpi di pistola in aria. “Qua rispetti chi temi mica chi ti tratta bene” oppure “Certi personaggi che ci portiamo dietro sono più terribili di quelli che abbiamo dentro”. Queste sono le frasi, a commento dei raid, postate sui social con il profilo “Arabzone90133”. A ricostruire i fatti è il questore di Palermo Leopoldo Laricchia, sulle colonne del quotidiano La Sicilia. “Il gruppo, o meglio il branco – dice Laricchia – di giovanissimi, alcuni maggiorenni altri minorenni, prevalentemente di origine maghrebina esaltavano azioni criminali come rapine, furti, aggressioni perpetrate dall’inizio dell’anno fino a qualche settimana fa, quando il cerchio degli investigatori della polizia di Stato ha iniziato a stringersi attorno a loro”. Sei mesi per chiudere le indagini e per dare un volto a chi aveva seminato terrore; mentre una fetta consistente delle forze dell’ordine è impegnata quotidianamente a gestire l’arrivo di migliaia di clandestini e di sorvegliarli nelle strutture. Polizia, Carabinieri, Finanzieri di fatto sono sottratti al controllo del territorio e alla lotta contro la criminalità, perché un imponente numero si trova a piantonare gente che non ci dovrebbe proprio stare in Italia. 

Un fenomeno in crescita

Inutile, o forse no, ribadire come il fenomeno di baby gang, e soprattutto quelle di origine straniera, si stia allargando a macchia d’olio, suonando come un campanello d’allarme sulla gestione dell’incontrollato numero di sbarchi sulle coste siciliane. Ciò pone, altresì, l’obbligo di una riflessione altrettanto seria su, ad esempio, lo ius scholae (affrontato anche dalla nostra redazione), primo vero passo per raggiungere lo ius soli, che rappresenta per il PD una battaglia in favore di presunti diritti negati. Nascondendo in maniera pretestuosa che così non è. Ora, davanti a fatti di cronaca come quello di Palermo, come quello avvenuto a Peschiera del Garda, appare abbastanza chiaro che l’unico modello d’integrazione di questi giovani, alcuni dei quali nati in Italia, è l’affermazione di sé e della loro cultura (arabzone). Non esiste confronto ma scontro, non esiste dialogo ma sopraffazione e soprattutto, arriverà una reazione da parte degli italiani? E sarà scontro sociale. Non è quello che serve alla nostra terra oggi, quando ci si trova ad affrontare emergenze di ogni tipo, quando si paventa il razionamento di acqua, energia elettrica, gas. Non è mail il momento per la violenza, non lo è ancor di più quando qualcuno (con tanti complici) questa violenza ce l’ha portata in casa.

Emanuela Volcan

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Valter 3 Luglio 2022 - 6:59

Complimentandomi per l’articolo di Emanuela Volcan, riporto di seguito, con qualche adattamento e precisazione, il mio commento già utilizzato per l’ottimo articolo di Scianca circa Peschiera del Garda:
Ottima riflessione sul “caso Peschiera” che di fatto e in forza della innegabile situazione nazionale, non è per nulla un (uno) caso, ma una realtà ormai consolidata da almeno due/tre decenni e in costante crescita a ritmo geomentrico quando non esponenziale, di questo nel nuovo articolo di Emanuela Volcan si hanno chiari riscontri.
L’immigrazione, soprattutto quella irregolare, è il fenomeno principale dell’andamento deomgrafico in Italia. Ampliamente anticipato da anni e in alcuni casi riportato in passato e magistralmente anche sotto il pofilo artistico, ad esempio da Oriana Fallaci. L’immigrazione è incontrollata, continua e inarrestata su più fronti di cui il fenomeno “dell’invasione delle pance” gridato proprio dalla Fallaci, costituisce uno dei cardini più saldi del fenomeno.
Sul fronte del “contrasto” da parte delle Autorità si riporta un totale azzeramento, anzi, peggio, una controtendenza, chi dovrebbe proteggere i nostri confini, soprattutto marittimi, opera e favorisce il sistema dei trasporti in mare dei migranti clandestini correndo in soccorso e supporto alle ormai decine di ONG che con unità navali sempre più moderne ed efficienti pattugliano le coste a poche miglia dalla sponda sud del meditterraneo.
Le unità navali ONG ormai in concorrenza con le flotte delle varie missioni europee e nazionali Frontex & Co, operano a “colpo sicuro” visto che sono (comprovatamente) in collegamento diretto con le organizzazioni africane che gestiscono il traffico di esseri umani.
Una situazione paradossale che solo per rispetto della vita, non si definisce ridicola. L’italia è senza dubbio il ventre molle della molle Europa, il paese dove è più facile entrare e allo stesso modo dove è più facile e conveniente rimanere e delinquere.
La “confortevole Italia” offre denaro sicuro ogni mese, detto “pocket money” circa 250-300 euro consegnato in contanti a ogni migrante, assistenza sanitaria gratuita e in regime di precedenza sui cittadini italiani, alloggi gratuiti con connessione wi-fi libera, e altre comodità che garantiscono la sussistenza primaria, il tutto per un costo di circa 1200 Euro al mese che il nostro paese sborsa per ogni migrante. di cui beneficiano le varie organizzazioni di accoglienza, al lordo appunto del “pocket money” per le spese che il migrante gestisce autonomamente. Soldi che senza troppa burocrazia vengono consegnati dalle Prefetture alle organizzazioni che poi spuntano i nominativi dalla lista.
Una situazione incredibile e denigratoria nei confronti di tanti cittadini italiani che hanno pensioni e sussistenze nettamente inferiori.
Veniamo alla delinquenza, poi il migrante può candidamente intraprendere la carriera di spacciatore in una delle numerosissime organizzazioni e piazze di spaccio spudoratamente a cielo aperto e spesso in pieno centro delle più importanti città italiane, Milano, Roma o Perugia dove la piazza principale è letteralmente un mercato dello stupefacente, il migrante che intraprende questa comoda carriera può fare anche la “stagione” al mare presso le località turistiche dove il consumo si sposta per i mesi estivi.
L’Italia poi offre la possibilità senza troppo disturbo di esercitare la prostituzione, maschile e femminile, soprattutto per gli immigrati che “si dichiarano” minori, sempre diciasettenni, che di giorno e di notte offrono uno spettaco di degrado e costringono abitanti di interi quartieri a rinchiudersi in casa come ad esempio a Torino dove in alcune vie centinaia di giovani di colore si prostituiscono distanziati di pochi metri, uno spettacolo surreale.
Mentre per i “signori” provenienti dal Sudamerica, in italia si possono ricostituire senza troppi disturbi, le bande già famose nei loro paesi di provenienza che da anni infestano le nostre città, di cui si evidenzia una predilezione per l’uso del machete e altri armi da taglio, ovviamente anch’esse presenti nello spaccio di droga, in regime di concorrenza con le bande africane nonchè con i “cari concittadini” che comunque mantengono buone posizioni.
Si potrebbe andare avanti virtualmente all’infinito, in Italia degrado, delinquenza impunità e ingiustizia, inefficienza, sono “sostanze” che di certo non mancano.
Ciò a supportare la tesi di Adriano Scianca, e a sostegno dell’articolo di Emanuela Volcan, che evidenziano che non sono sufficienti le “soluzioni” di corto respiro e sono ignorate (volutamente ) quelle strategiche, inoltre anche in base a ragionamenti semplici si possono ben indirizzate le responsabilità di tale degrado, senza possibilità di giustificazione.
Quindi il paese è in mano a una classe dirigente che si dipana su due portanti quali inettitudine e volontà di non intervenire, e di lasciare correre il fenomeno incontrollato secondo una utopica new generation multicolore senza confini e senza limiti. Complimenti ai responsabili……

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